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Fatica sprecata?

Ultimo Aggiornamento: 04/12/2004 16:55
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29/10/2003 02:11

Re: Quasi OT: 11.09...

Scritto da: clorammina 28/10/2003 18.04
Continuando dal post sul rapporto Warren :-(

Caro Pugliatti,
Non dico che gli USA si siano fatti da soli l'11.09, ma almeno con tutto il ben di Dio che spendono in armamenti, un f16 potevano farlo decollare prima, no?
Poi si riguardi la storia di Pearl Harbor! Alla faccia di chi pensa che i Giap attaccarono senza preavviso...

Simone Colzani



Seguendo il messaggio di Carmelo, mi inserisco in questo post QUASI OT, per evidenziare ancora un assioma immutabile: complottare è bello, interessante e anche appagante ma, se degenera in complottite acuta, rischia di annebbiare l’analisi dei fatti puri e semplici. L’uomo è stato selezionato dalla natura per essere sospettoso, almeno così annunciava un numero di Focus di qualche mese fa. Il complotto è la musa ispiratrice di Shakespeare…quante volte abbiamo affrontato il tema nel forum? il complotto come senno del poi….Tutto questo non toglie che il complotto posso esistere, ma in genere la storia ce li mostra piccoli e, se grandi, soffocati o scoperti proprio per le variabili incontrollabili che scatenano . Beh, su JFK la mia opinione è nota e, per una volta, concordo con una frase del film di Stone: “ ammazzare con un fucile è un mestiere, ci vogliono dei professionisti, non è un caso che nessun capo dello stato sia stato ucciso con il fucile prima di Kennedy”. E’ già, dico io, usare il fucile comporta troppe incognite per un complotto perfetto, meglio altri metodi, tipo un bel scandalo. Ma l’imponderabile è nella realtà, il solitario che frantuma tutti i ragionamenti e riesce là dove nessuno aveva osato. In un vecchio post, Verdegiglio segnalava come già dopo pochi minuti dall’attentato a Chirac girassero articoli complottisti, poi tutto si spense. Per ora basta. Al malato di complottite si prescrive una terapia d’urto: rilettura ragionata del “Il pendolo di Foucault” .

Ci si chiede:
"Non dico che gli USA si siano fatti da soli l'11.09, ma almeno con tutto il ben di Dio che spendono in armamenti, un f16 potevano farlo decollare prima, no?

Solitamente se ne aggiungono altre del tipo

Forse che Bush sapeva e siccome voleva carta bianca
per la futura guerra in Iraq diede istruzioni perchè i caccia non
attaccassero?



Alcune semplici contro-domande (ci vorrebbe Mario Bentivoglio!), consiglio di mettersi nei panni del comandante della base aerea più vicina:
--avevano il tempo per rendersi conto di quello che stava succedendo? Il primo aereo è stato una sorpresa totale, si pensava ad un incidente.
--Con gli aerei passeggeri decollati lì vicino, c’era il tempo materiale per un minimo di intercettazione oltre che pochi attimi?
--A che distanza la base USAAF più vicina?C’era un caccia il volo con armamento adeguato?

-- necessità di far passare tutta la catena di comando. Avvisare i caccia
della minaccia e dargli l'ordine di abbattimento. Individuare gli obiettivi precisi. All’inizio si pensava ad una decina di aerei.
-- Ma insomma quanto ci impiegano questi caccia? Forse non si sa di preciso perché non c'è un tempo minimo, ci sono troppe variabili in gioco?
--Non credo che in USA sia (od era) conseitudine alzare i caccia armati ogni volta che un aero civile va fuori rotta, collochiamo il tutto nel traffico aereo di NY e fatemi sapere-
--Bene, tutto OK, il caccia è lì sopra le torri genelle, abbiamo l’aereo dirottato nel mirino, aereo pieno zeppo di uomini donne e bambini americani, vola radente sopra NY. Che faccio, lo butto giù a cannonate tra i quartieri di Manhattant?


Pearl Harbor!

Riporto qui un post lanciato l’anno scorso nel news di storia militare che sottoscrivo interamente:

Da:Alessandro Santoro (lnssa@tin.it)
Oggetto:Re: Tora! Tora! Tora!

Quella secondo la quale "Roosevelt sapeva" e non disse nulla solo per
convincere gli americani - in maggioranza non interventisti - ad accettare
la guerra è una vecchia teoria, sostenuta da alcuni ambienti del partito
repubblicano addirittura negli anni immediatamente successivi alla fine
della guerra. Tanto è vero che il Congresso nominò persino una commissione
d'inchiesta, le cui conclusioni - tuttavia - risentirono del clima di forte
contrapposizione politica esistente a quei tempi.

Le considerazioni riportate dall'autore citato nel sito che tu hai indicato
lasciano francamente perplessi e paiono piuttosto superficiali. Una parola
definitiva sulla vicenda, d'altronde, mi pare che la offra
l'interessantissimo saggio di Jurgen Rohwer intitolato "Signal intelligence
and the Pearl Harbor attack", pubblicato nel libro in due volumi "Le stelle
e le strisce", la raccolta di saggi di storia americana e militare edita
dalla Bompiani in onore di Raimondo Luraghi.

Nel suo studio Rohwer smonta pezzo per pezzo i due pilastri sui quali si
reggono le tesi di chi sostiene che "Roosevelt sapeva": il messaggio
intercettato dai servizi di intelligence americani che l'ambasciata
nipponica aveva inviato per autorizzare l'attacco e lo spostamento della
flotta giapponese verso i punti di partenza in vista dell'assalto su Pearl
Harbor, che i servizi di osservazione Usa avevano individuato.
Per quanto concerne il fatidico telegramma, Rohwer osserva che il testo del
messaggio venne inviato in Giappone usando un codice diplomatico (non certo
in chiaro, come mi pare sostenga l'autore che tu hai citato!) che il
servizio segreto Usa aveva decifrato ma solo parzialmente. Il messaggio
venne intercettato, ma poiché il codice impiegato non era quello della
marina nipponica e in apparenza sembrava appartenere al normale traffico
radio del personale diplomatico, il messaggio venne inviato all'ufficio
cifra per la decrittazione con una priorità bassa. Morale della favola, il
testo venne decifrato quando l'attacco era ormai stato già effettuato.
Per quanto concerne gli spostamenti della flotta da battaglia nipponica, nel
dicembre del '41 gli americani immaginavano che i giapponesi avrebbero
potuto sferrare un colpo a sorpresa, ma erano convinti che l'attacco sarebbe
stato diretto verso l'Australia o le Filippine. Lo spostamento delle
portaerei e delle navi da battaglia verso quelli che poi sarebbero stati i
punti di partenza per l'attacco a Pearl Harbor non venne considerato in
alcun modo un campanello d'allarme soprattutto perché - come Rowher dimostra
con dovizia di particolari - negli ultimi mesi la flotta nipponica aveva già
effettuato diversi movimenti di quel genere e tutto sembrava rientrare nella
norma.

Di conseguenza, dietro all'attacco a sorpresa su Pearl Harbor non c'è nessun
machiavellico disegno degli interventisti o di Roosevelt: solo una discreta
dose di sfortuna e un'enorme carico di incompetenza da parte di chi avrebbe
dovuto immaginare le mosse dei giapponesi.
Alessandro

-------------------
scusate gli errori per l’ora tarda e pesante.



[Modificato da Stefano F. 29/10/2003 2.18]

Stefano
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