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21 Novembre '63. elementi per una storia di ordinaria follia.Teoria del canarino.

Ultimo Aggiornamento: 28/06/2007 18:49
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23/11/2003 03:06

mi associo a StefanoF. e a Pugliatti. Benvenuto a Carlousa
Ho letto con estremo interesse l'ipotesi per niente peregrina della vicenda Stroud nel caso Oswald. Io stesso, come ha correttamente riportato Stefano, ipotizzo che uno come Oswald possa essere stato influenzato dalla celebrità raggiunta da un ergastolano. E lo dico anche sulle tracce di quanto scrive Don De Lillo (che ho incontrato di recente e mi ha gentilmente scritto da New York)nel suo LIBRA: proprio De Lillo ipotizza che Oswald immagini, nei due giorni successivi alla cattura, di diventare una celebrità carceraria. Certo le coincidenze e le assurdità del caso in tutta questa vicenda fanno rizzare i capelli e mi fanno ridere quelli che s'industriano a cercare una "logica" nel coacervo di circostanze pazzescamente casuali (spostamenti, orari, scelte fra due possibilità, contrattempi)che si sono verificate a Dallas tra il 21 e il 24 novembre 1963. Sono felice che sia entrato nel Forum Carlousa e rispetto le sue convinzioni, che spero non siano pregiudiziali ma frutto di lunghi studi balistici, criminologici e medico legali di cui spero vorrà parlarmi. A New Orleans andai nel febbraio 1993: una città strana, acquosa, calda, umida, inquietante a dispetto della gaiezza e del brio jazzistico e sensuale del Vieux Carré (il Quartiere Francese),mezza America mezza Europa mezza Africa. La Magazine Steeet in fondo alla quale abitava Oswald è lunga chilometri, l'edificio dov'era l'ufficio di Banister in Camp Street non esiste più (Stone ne utilizzò uno simile in un'altra zona), al suo posto c'è un complesso moderno. La casa di Shaw, nel Quartiere Francese, l'ho potuta invece fotografare, così come ho parlato col signor Tortorici, un italiano proprietario di un ristorante proprio davanti alla Procura Distrettuale che era non solo il ristorante di Garrison ma anche una specie di suo quartier generale secondario: fu lì che Garrison apprese dalla TV i dettagli dell'attentato, non nel fantomatico ristorante Napoleon citato nel film di Stone. Tutti i bar e i ristoranti citati da Gasrrison nel suo libro erano ancora lì nel 1993. Ho fotografato il centro commerciale davanti al quale Oswald distribuiva i suoi manifestini filocastristi e il cadente garage dove lavoravano Oswald e Adrian Alba. Non credo che Alba abbia oggi molto più da dire rispetto a quanto abbia detto allora, e cioè che Oswald era un tipo un pò strano, fanatico delle armi, con idee un pò fuori di testa e che passava più tempo nel suo garage che sul suo posto di lavoro della Reily Coffee, fino a farsi licenziare. Di Baton Rouge era Perry Russo, che compare nel film di Stone fra gli avventori del bar che inneggiano alla morte di JFK non appena giunge dalla TV la conferma del decesso del Presidente. Russo descrisse il presunto Oswald da lui incontrato con una corta barbetta incolta che Oswald (sempre sbarbato)non ebbe mai in vita sua. Quello che mi ha sempre stupito delle sue per me assurde affermazioni è che un complotto contro il Presidente sarebbe stato ordito così, davanti ad estranei,al termine di una festicciola casalinga. Io non so se Russo fosse o no in buona fede: può darsi, ma sta di fatto che deve aver preso una cantonata pazzesca o ricordava male persone e circostanze. Il povero Ferrie, a parte il torto di essere stato uno degli istruttori della pattuglia aeronautica civile (una sorta di "boy scout del cielo")nella quale era stato iscritto Oswald da adolescente, non c'entrava proprio nulla con l'assassinio di Kennedy, a dispetto dei sospetti pesanti di Garrison e Stone. Non fu ucciso, ma morì per un'emorragia cerebrale (aneurisma) e il professor Di Tondo, primario anatomopatologo dell'Università La Sapienza di Roma, mi ha detto che picchi pressori da stress adrenalinici prolungati (Ferrie non dormiva da qualche giorno, faceva uso di cocktail di farmaci antitumorali di sua invenzione, si sentiva braccato dalle accuse di Garrison)producono in soggetti predisposti la rottura di questi vasi già compromessi. Clay Shaw non c'entrava nulla con l'attentato a Kennedy e lo stress accumulato nel lungo processo lo portò ad un cancro che lo uccise qualche anno dopo, esattamente come Enzo Tortora in Italia. Molte scuole di pensiero medico correlano ormai sempre più spesso l'insorgere di forme tumorali a concause fisiche (Shaw era un tabagista accanito)e psichiche (depressione, stress). Non mi impressiona, caro Carlousa, la percentuale maggioritaria di americani che crede al complotto: non fa assolutamente testo. Chi risponde a questi sondaggi non solo non ha mai letto i volumi di Warren e dell'HSCA, ma non ha la minima conoscenza dei risvolti balistici, medico legali e criminologici dei fatti: crede al complotto per fede pregiudiziale e se gli si sottopongono le prove raccolte salta su dicendo che le prove sono state distorte o distrutte da "loro", i soliti "servizi deviati", i cattivoni che agiscono nell'ombra (e che ovviamente non hanno mai un nome). Spero che Lei, nuovo amico del Forum, abbia questa preparazione, in modo da confrontarci su questioni concrete. Ancora benvenuto e a presto. DV
Diego Verdegiglio
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