Caro Montotto,
un cordiale benvenuto anche da parte mia e grazie a Stefano per il vecchio messaggio qui riprodotto. Durante la mia intervista al criminologo romano Prof. Vincenzo Mastronardi, pubblicata nel mio libro (ma questa domanda e questa risposta non ci sono, perché si tratta di un'ipotesi), alla mia domanda se esistesse una possibile motivazione psicologica per cui Oswald non abbia sparato frontalmente a JFK su Houston Street, il Professore ipotizzò un fattore che andrebbe forse aggiunto agli altri due: è la motivazione psicologica di NON VEDERE IN FACCIA, DI NON DOVER GUARDARE NEGLI OCCHI la vittima alla quale si sta sparando, analogamente a quanto era successo durante l'attentato a Walker, seduto quasi di spalle alla sua scrivania quando Oswald gli sparò attraverso la finestra di casa. L'ipotesi è affascinante. Si trattava per Oswald di sparare dunque sì ad un uomo, che tuttavia, vedendone solo la nuca e le spalle, non si identificava in qualche modo come bersaglio PERSONALIZZATO. Oswald dunque uccideva il presidente degli Stati Uniti, il simbolo di potere, NON L'UOMO John Kennedy padre di due figli come lui, seduto accanto a sua moglie in auto. E' forse lo stesso procedimento mentale per il cui seguiamo angosciati per ore e ore la diretta televisiva di un bambino intrappolato in un pozzo, ne guardiamo gli occhi atterriti, proviamo un forte turbamento per i suoi pianti e le sue sofferenze, siamo fortemente partecipi perché ci identifichiamo con i suoi genitori, ne conosciamo il nome, la storia. Se invece la stessa televisione ci mostra le immagini di un'inondazione che ha provocato quarantamila morti in Bangladesh, per quanto dispiaciuti e rammaricati, ci sembrano morti più "anonimi", meno identificabili e, stranamente, la nostra sofferenza e la nostra partecipazione sono minori.E', ripeto, un'ipotesi affascinante, da approfondire. Cordiali saluti. DV
Diego Verdegiglio