Di tanto in tanto tornano a galla echi del passato: uno di questi riguarda un personaggio importante nella vicenda Kennedy, un uomo che saggiamente si è fatto da parte al momento giusto ma che, manco a dirlo, è stato coinvolto in incredibili polemiche e tacciato di essere un prezzolato, un venduto, un corrotto o, comunque, un testimone scomodo che si è fatto intimidire.
Si tratta del dottor
Malcom Perry, del pronto soccorso del Parlkand Hospital di Dallas.
Sul fatto che le sue parole siano state travisate si è già fatta piena luce, e johnkennedy.it riporta il tutto
qui.
Perry si è sempre rifiutato, da persona onesta e coscienziosa, di cadere nella trappola delle polemiche, delle inchieste, degli scoop televisivi e giornalistici: ha continuato a fare il suo mestiere. Nel quarantennale dell'assassinio ha però commentato, con sobiretà e garbo, tutto ciò che ha fatto seguito all'assassinio di Kennedy. Perry si rammarica per l'equivoco che le sue parole hanno ingenerato sulla natura delle ferite di Kennedy ma, giustamente, aggiunge: "Avrei dovuto tacere. Non avevo idea di che caos avrebbero scatenato le mie parole". Perry pensa con dispiacere a "tutte quelle teorie complottiste" che, secondo lui, non sarebbero nate se non si fosse lasciato andare a qualche ipotesi "a caldo" con i reporter.
Ovviamente nessuno ricorda che Perry disse, in quei momenti di angoscia e concitazione, che forse la ferita alla gola e alla testa potevano essere state provocate da un solo proiettile, fatto poi smentito; ci si ricorda di un suo parere a-tecnico, secondo cui "la ferita alla gola poteva anche essere d'entrata".
La storia di Perry e le sue parole sono state raccolte
dal reporter texano Jimmy Breslin.