la Roma che fu....

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carmelo pugliatti
00giovedì 22 maggio 2003 04:53
In questo ultimo periodo sto facendo letture interessanti su quell eccezionale periodo che fu la "dolce vita" (termine geniale coniato da Fellini)romana degli anni dal 48 al 63.che momento fantastico! hollywood sul tevere,il made in italy che iniziava ad imporsi nel mondo,genii assoluti come Flaiano,Rossellini,il già citato Fellini e tanti altri .Leggendo di quegli anni mi sono spesso imbattuto nei nomi di due personaggi molto famosi nella Roma di quell epoca,il conte Rudi Crespi e la moglie Consuelo ò Connor.Li ha mai sentiti nominare? mi piacerebbe saperne di piu su di loro.
Diego Verdegiglio
00giovedì 22 maggio 2003 13:21
La dolce vita
Egregio Signor Pugliatti,
concordo in toto: la "dolce vita" (ancora celebrata all'Estero: i turisti vanno in via Vittorio Veneto convinti di trovarla ancora!)fu un momento magico e purtroppo irripetibile. Naturalmente, so chi è Consuelo Crespi, ma so molto poco su di lei e sulla sua vita.Le accludo questo articolo dal sito DAGOSPIA, scrivendo al quale forse Lei riuscirà a saperne di più. Stefano F. ha in serbo una bella iniziativa per il sito: se andasse in porto, sarebbe un bel contributo, ma non svelo di più. Cordialissimi saluti. DV

ARCHEO – LUCE SULLA DOLCE VITA ALL’AMBASCIATA USA A ROMA (QUI SI CANTA E SI SCOPA…)
Ennio Carretto per il Corriere della Sera
«C’era un notevole amoreggiare tra i camerieri e le cameriere del terzo piano, il piano di lavoro dell’ambasciata, punto focale non solo dei servizi ma anche d’incontri sessuali. Io lo chiamavo scherzosamente il piano del sesso. "Non ci salirei mai" disse un giorno Henry Luce, che era figlio di missionari, dopo avere sentito certi rumori sulle scale. Mi aspetterei di vedere qualcosa di oltraggioso. Clare e io lo consideriamo off limit". Risi della sua sorpresa all’idea che si potesse fare l’amore in un palazzo governativo americano. "Siamo in Italia, sono italiani, fa parte della loro tradizione" gli risposi».

E ancora. «A tavola, le tovaglie e molto del resto erano quasi impresentabili. Clare Luce si salvò assumendo la duchessa Lante della Rovere, donna di alti natali, un membro dell’aristocrazia pontificia, moglie impoverita di un nobile che la tradiva con sua sorella (nulla era semplice in Italia). Lante dettava legge sui ricevimenti, si trattasse d’invitare gli Orsini e i Colonna, la "nobiltà nera", da secoli legata al Vaticano e giudicata perciò irreprensibile (non lo era); o il jet set di Roma, i principi Nicolò e Luciana Pignatelli, i conti Rudy e Consuelo Crespi, e altri. Apparivano sempre sulle riviste Vogue , Harper’s Bazaar , Town and country , erano decorativi, ospiti essenziali».


(Jackie)


Infine. «Fu terribile quando incominciarono le dicerie su una love story di Henry Luce con la nipote di Lord Beaverbrook, un magnate della stampa inglese. Si chiamava Lady Jean Campbell ed era stata la moglie del romanziere Norman Mailer. Era ironico, perché per anni Lord Beaverbrook aveva cercato di portare Clare Luce a letto, proponendole di sposarlo. "Se Harry mi lascerà per Lady Jean" commentò un giorno Clare "diventerò la nonna di lei e una sorta di suocera di lui perché accetterò la proposta di Lord Beaverbrook". Grazie a Dio, ha il senso dell’umorismo».

Così scrive, qua e là, Letitia Baldrige in un libro dedicato a Clare Boothe Luce, ambasciatore americano a Roma nei primi anni Cinquanta, e moglie di Henry Luce, il fondatore dell’impero editoriale di Time , e a Jacqueline Kennedy, la first lady dei primi anni Sessanta. Il libro s’intitola A lady, first (Innanzitutto, una signora) e ha per sottotitolo: "La mia vita alla Casa Bianca di Kennedy e alla ambasciata americana a Roma". Letitia Baldrige, donna d’affari e miliardaria, è nota come la vestale delle belle maniere, la maestra dell’etichetta Usa. Ma lo è anche del «gossip» o pettegolezzo, e lo si vede nelle memorie di quando, giovanissima, fu «segretaria sociale» di Clare e Jackie.

Il libro è uno spaccato della dolce vita alla rappresentanza Usa e a Roma, dove Clare, «La Luce» per gli italiani, non combatteva solo il comunismo, ma intratteneva altresì l’alta società mondiale. C’è l’ambasciatore, bella donna, alta, bionda, che passa da un provocante paio di calzoni per i marinai della Nato all’«abito della Madonna», un austero vestito nero che la copre fino ai piedi per la messa. C’è «il consorte» (Henry) che vuole provare l’ebbrezza di un giro in scooter e di una partita di calcio Roma-Lazio. Ci sono gli scontri coniugali, in uno dei quali lui mastica nervosamente, senza accorgersene, i biscotti dei cani, che lo faranno vomitare per tutta la notte. E ci sono intrighi amorosi: la stessa Letitia ammette un rapporto con un giovane sposato.


(Jackie Kennedy)


Per la «segretaria sociale», la politica è secondaria. Accenna all’«anti americanismo del Pci», ai «carri armati di Scelba», il premier di ferro, al Piano Marshall, al ritorno di Trieste all’Italia. Ma si dilunga sulle serate danzanti, colme di donne scollate e uomini d’affari americani. E si diverte a raccontare come l’ambasciatore manipoli «un ministro italiano difficile e ostile», un romano di cui tace il nome. Al suo arrivo, nascoste in cima alle scale, Clare fa cantare «Quanto è bella Roma» a Letitia, che suona anche la chitarra. Poi scende con la chitarra in mano. «Ma era lei signora?» chiede il ministro, stupito e conquistato. «Sto imparando» replica l’ambasciatore. La Baldrige ricorda un solo giallo, un sospettato tentativo di avvelenare Clare: la Cia scoprirà che è davvero mezzo avvelenata, ma dalla polvere che cade ogni notte dal decrepito soffitto della camera da letto.

L’autrice di A lady, first presenta allo stesso modo la Casa Bianca di John e Jackie Kennedy. «Dovevano arrivare il principe Ranieri di Monaco e la principessa Grace Kelly. Anni prima, si era parlato di una storia d’amore tra John e Grace. Forse rosa dalla gelosia, Jackie decise che anziché un banchetto serale di quattro ore in abito lungo e smoking avrebbe offerto loro solo una colazione di un’ora e mezzo. Tutti notammo che Grace guardava il presidente con adorazione: sembrava una ragazzina con il suo idolo del rock. Le loro foto suscitarono irrefrenabili risate». Letitia confessa che non si rese conto che il presidente fosse un Casanova.

Il ritratto di Jackie è ambiguo. Ora è la bellezza straordinaria da cui il leader sovietico Nikita Kruscev non riesce a staccare gli occhi di dosso al suo vertice di Vienna con Kennedy. Ora è la donna coraggiosa che si batte per i diritti civili. Ora è la first lady fatua che porta di nascosto in Europa un parrucchiere diciannovenne e che, in visita in Grecia, ignora il premier Caramanlis per fare una crociera nel Mediterraneo «con il playboy Nomikos». Infuriata, la «segretaria sociale», che è al suo seguito, avverte il presidente, e questi manda sulla nave anche un fido 007. Con lui, Letitia terrà d’occhio Jackie. Un impegno che le alienerà la first lady, e la indurrà a dimettersi pochi mesi prima che John Kennedy venga assassinato a Dallas.


Copyright Dagospia.com 20 Febbraio 2002


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carmelo pugliatti
00giovedì 22 maggio 2003 15:40
Chissà perchè i libri piu interessanti non vengono mai editati e tradotti qui da noi.In compenso gli scaffali delle librerie sono pieni di paccottiglia.
Diego Verdegiglio
00venerdì 23 maggio 2003 00:15
Concordo perfettamente. DV
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