00 22/10/2003 11:28
PRESENTAZIONE PUNTATA DI QUESTA SERA SU SITO RETE4.
Attualità e approfondimento con il magazine condotto da Claudio Brachino


Settimo appuntamento con Top Secret, programma/inchiesta scritto e condotto da Claudio Brachino.

Il set itinerante della quarta edizione del magazine di Retequattro questa settimana fa ancora tappa a New York. Tra qualche settimana l’America celebrerà il 40esimo anniversario dalla morte di JFK e ancora oggi l’opinione pubblica si domanda che cosa accadde davvero a Dallas. Ma JFK non è l’unico appartenente della dinastia dei Kennedy a morire in circostanze misteriose. Prima il fratello Bob, poi il figlio John John. Un delitto commesso da un folle nel primo caso, un incidente nel secondo.

E se non fosse andata così? Sulla famiglia più potente d’America sembra incombere una maledizione. Oppure è proprio il loro ruolo pubblico, sociale e politico che, tramandato di generazione in generazione, continua a metterli al centro del mirino? Chi ha paura di loro? E chi potrebbe esser disposto ad uccidere per fermarli?

22 novembre 1963, John Fitzgerald Kennedy, 35° Presidente degli Stati Uniti viene assassinato a Dallas. Sono passati 40 anni da quel tragico giorno e il mistero rimane ancora insoluto. 5 giugno 1968, Robert Kennedy, durante un comizio a Los Angeles, muore sotto i colpi della pistola di Siran Siran, un giordano di origini palestinesi. È il gesto di un folle o un altro diabolico intrigo politico? 16 luglio 1999, John John Kennedy, il figlio del mito, cade nell’Atlantico con il suo aeroplano da turismo. Assieme a lui muore la moglie Carolyne e la sorella di lei, Lauren. Incidente o attentato?

Sarà Claudio Brachino a ripercorrere la storia di una famiglia che ha segnato e tutt’oggi segna la storia americana e mondiale. L’esclusivo intervento dell’autorevole Arthur M. Jr. Schlesinger, il più importante storiografo della famiglia Kennedy, precisa il proprio pensiero su John e Bob.

D.: Se la sente di dire la sua su quanto accadde a Dallas?
R.: Purtroppo non ci sono conclusioni precise in merito, anche se sono fermamente convinto che quanto accadde quel giorno a Dallas abbia cambiato il destino di questo Paese. JFK sarebbe stato un grande presidente, capace di dirimere la spinosa guerra del Vietnam, quella razziale, e certo l’uomo giusto per poter intraprendere un dialogo pacifico con l’Unione Sovietica.

D.: La Storia non si fa con i “se”, ma c’è chi ha detto che Bob Kennedy sia stato ucciso perché aveva promesso di avere come vicepresidente Martin Luther King e perché aveva un programma politico troppo rivoluzionario per quei tempi…
R.: Ritengo che nel caso di Bob Kennedy, l’assassinio sia palesemente riconducibile alle sue posizioni filoisraeliane. Certo, ancora una volta, la sua uccisione ha inciso sulla storia del nostro Paese. Se fosse stato eletto presidente nel 1968, il conflitto in Vietnam non sarebbe durato così a lungo e di conseguenza non ci sarebbero stati tanti morti su entrambi i fronti. Inoltre, la popolazione di colore degli Stati Uniti lo avrebbe appoggiato con tutte le forze, fidandosi totalmente di lui e del suo sincero desiderio di eguaglianza tra bianchi e neri.

D.: Qual’era la differenza politica tra John e Bob Kennedy?
R.: John usava la ragione. Bob invece era un uomo di passione. Dietro il volto sentimentale di John c’era il pragmatismo. Bob, al contrario, pur apparendo pragmatico, era un sentimentale.

D.: Se la sente di ripetere la definizione che aveva dato di John Kennedy “idealista senza illusioni”?
R.: Certo! Anche perché era l’espressione che lui stesso e Jacqueline Kennedy usavano più di frequente per definire il suo modo di essere. La verità è che sia John che Bob erano due statisti di grandissima levatura, in grado di praticare molto bene l’arte della politica, un’abilità spesso messa in ombra dalla loro stessa fede negli idealismi.


In onda alle 23.05

tratto dal sito:
http://www.mediasetonline.com/news/scheda/4336.shtml

Stefano