L’assunto che JFK non sarebbe arrivato all’ estremo di inviare truppe in Vietnam e quindi la storia sarebbe cambiata drasticamente non mi trova d’accordo, più precisamente non credo che si potesse evitare questo punto di discontinuità. Dico questo perché mi sembra prioritario non perdere di vista lo sviluppo della guerra fredda.
L’attuazione della kennedyana “risposta flessibile” aveva messo in grossa difficoltà l’URSS che si trovava con un gap missilistico enorme (8 a1) e quindi con la rottura dell’equilibrio basato sullo scudo nucleare strategico. La sfida si manifestava apertamente nell’ esaltante corsa allo spazio. Ma URSS doveva recuperare e la mossa su Cuba sappiamo com’è andata.
URSS non si sarebbe fatta scappare la possibilità di impantanare gli USA in qualche crisi asiatica, zona strategica per l’america come ben sapeva JFK . Se cadeva il Vietnam - si tormentavano gli strateghi USA - che cosa sarebbe successo della Corea del sud, delle Filippine e alla lunga del Giappone? E l’incognita cinese (non c'era ancora un Kissinger in grado d’infilarsi nella sottile fessura Cina-Urss)? La guerra fredda imponeva all’URSS una mossa efficace, un incessante logorio ai fianchi degli USA per concedersi il tempo di recupero:
Europa Orientale, Cile, Africa,e gli USA non sarebbero stati a guardare anche perché gli ideali marxisti sembravano avere un particolare capacità di penetrazione nei paesi del terzo mondo.
Forse quella “discontinuità” era scritta nella meridiana della storia.
[Modificato da Stefano F. 24/11/2003 19.44]