Mi è capitato, giorni fa, un qualcosa che mi ha fatto riflettere. Penso sarà utile alla discussione, sul complotto e sulle discordanze tra varie versioni, anche ufficiali, dei fatti.
Un mio amico ha avuto un incidente stradale piuttosto serio, un paio di costole e il femore destro rotti. La mattina dell'incidente ho ricevuto, da tre amici, altrettante telefonate. Non si chiama Luca, il mio amico, ma qui non importa.
Prima telefonata: "Luca ha avuto un incidente. Guidava lui, in auto non c'era nessuno per fortuna, è finito in un fosso, è ferito alla testa ma non grave, poi ha preso un colpo forte per cui magari gli trovano altro, è cosciente".
Seconda telefonata: "Esco adesso dal pronto soccorso, hanno ricoverato Luca, incidente d'auto. Forse c'era qualcuno con lui, peò adesso non parla e non so, anche se è cosciente, ha qualcosa di brutto a una gamba, pare che andasse forte e mi pare abbia tamponato un'altra macchina, però si è fatto male solo lui".
Terza telefonata: "Mi hanno appena detto che Luca si è piantato (gergo: sta per 'ha bocciato') in macchina. E' uscito in curva, la macchina distrutta, l'hanno tirato fuori svenuto, e pensa che non guidava nemmeno lui da quello che ho capito, appena so qualcosa anche sull'altro che guidava ti richiamo".
Su dieci cose dettemi, l'unica precisa era che Luca aveva avuto un incidente. Il resto era giusto a metà, o incompleto, o quasi del tutto sbagliato, o equivoco, o completamente erroneo. Chi mi ha dato notizie per sentito dire, poi, ha sbagliato praticamente tutto. Certo, direte voi, c'è quello che tende a drammatizzare, quello che si agita, quello che capisce male, quello che ingigantisce. Nel mondo c'è di tutto.
Ora che è passata una settimana, e tutti sappiamo precisamente cos'è successo, anche chi mi aveva detto che non era Luca a guidare, o che era ferito alla testa, o che aveva perso i sensi si è dovuto, come dire, "ricredere": con il tempo i fatti si acclarano, solitamente. Sul momento mi sono però sentito dare tre versioni diverse dello stesso accadimento. Motivo? Semplice: sul momento, a caldo, non è necessario mettersi d'accordo per dire bugie. Basta la confusione in sé a creare equivoci.
Le indagini ufficiali (e qui arriviamo a Kennedy) hanno in genere tempo e modo di studiare le cose, è vero. Il problema è che sui fatti di Dealey Plaza si può studiare quello che si vuole ma, scavando, rimangono come piatto forte elementi di fatto (impronte, fucile, bossoli, autopsia) e testimonianze di prima mano, e quelle sono.
Se il dottor Perry dice, di primo acchito, che la ferita alla gola "gli pare in entrata", e poi, a mente fredda, riesamina il tutto e conclude di essersi sbagliato, c'è chi (perché nel mondo c'è di tutto) si aggrappa a quella parola e la ripresenta ogni volta come oro colato.
Una foto che ritrae un uomo che mette in tasca un qualcosa, diventa la prova provata che sia stato trovato un altro proiettile poi sparito.
Se qualcuno ha sentito il rumore degli spari e gli pareva arrivassero dal poggio, è andato là: non ha trovato niente, perché non c'era niente, ma non era in malafede: il suo orecchio lo ha diretto là, e non ha avuto modo di sapere che l'eco di uno sparo è capacissimo di ingannare.
Prendendo per buono tutto, però, e soprattutto usando fatti e parole a proprio comodo, il mio amico Luca dovrebbe avere la faccia rotta e dovrebbe esserci un altro ferito uscito da quell'auto, o un'altra auto coinvolta. E invece niente.
Se Zapruder nell'intervista tv mette la mano sopra la tempia destra per far vedere dove era stato colpito Jfk, c'è chi prende il filmato e ne fa la prova dello sparo frontale. Lo stesso per Bill Newman, che indica la tempia destra come zona di ingresso del prioettile.
Se Bill Dodds parla di fumo che esce da un'arma dietro la staccionata, c'è chi porta le sue parole come prova anche se il fucile non 'fuma', se non nei cartoni animati. Dodds ha semplicemente visto uno sbuffo di vapore, non è che si sia inventato tutto, ma sul momento ha visto così e così ha riportato i fatti. Si è sbagliato, in buona fede, che ne sapeva lui di fucili e di vapori che escono dai tubi?
Lo stesso si può dire del Mauser, lo stesso della questione del foro alla schiena che viene spostato su o giù a seconda di come la si pensa, lo stesso si può dire del pacco portato da Oswald nel Deposito.
Quello che conta è che, alla fine, le cose si chiariscano, magari non tutte, ma che capisca il necessario. E' ovvio che del caso Kennedy, ormai, si è parlato troppo per cui tutti, ma proprio tutti, hanno detto la loro. Se a morire fosse stato un John Smith qualunque, le indagini avrebbero portato alla condanna di Oswald senza tanti intoppi, mentre qui il minimo tentennamento è stato usato per creare verità alternative, complici, complotti, coperture.
Del resto succede spessissimo che i casi di cronaca più in vista deraglino e diventino cose a sé, per cui Andreotti ora è un mafioso, ora viene scagionato, ora viene nuovamente condannato e la giustizia non solo non mette in chiaro i fatti, ma li pasticcia ulteriormente; cosicché si può dire, ormai, il tutto e il contrario di tutto su Andreotti, e solo lui sa la verità.
Quello che è ovvio, per chi ha raziocinio e conoscenza dei fatti, e non è (come chi scrive è stato per anni) incline a immaginare scenari di cospirazione ovunque, è che le poche certezze sulla morte del presidente John Kennedy sono Oswald e la sua colpevolezza.
Se il pazzo che ha sparato a Ronald Reagan avesse mirato leggermente meglio sarebbe nato un altro Oswald, negli anni Ottanta.
Altre cospirazioni, altri poteri forti che organizzano un golpe eccetera. Reagan se l'è cavata e il pazzo è ancora in galera, e pazzo è rimasto, senza etichette di agente Cia, senza che nessuno sia andato a scavare nel suo passato (perché qualche "legame" con qualcosa lo avrebbe trovato, statene certi, magari un abbonamento a un giornale di sinistra o il servizio nei Marines o amicizie influenti).
Sirhan Sirhan, consigliato da un avvocato, giura di non aver sparato a Bob Kennedy e il suo legale di fiducia presenta da tempo studi che, secondo lui, dimostrano che è stato un altro a uccidere Rfk e che Sirhan è solo una marionetta. Per fortuna la giustizia Usa ha letto e regolarmente cestinato quella spazzatura.
L'HSCA, pur organo ufficiale, ha parlato di un complotto "likely", probabile. Peccato si sia dimenticata di spiegare come, nei fatti, si siano svolti i piani degli attentatori. Il merito dell'inchiesta Warren è quello di essere, a tutt'oggi, l'unico studio che porta a conseguenze seriamente credibili sulla morte di Jfk. Le altre teorie, tutte nessuna esclusa, hanno gran forza nel trovare le pecche (che ci sono) nel lavoro di Warren ma diventano debolissime quando tocca loro la creazione di uno scenario altrettanto credibile.
Esistono libri che infilano decine e decine di rilievi, di eccezioni, che sollevano dubbi e perplessità. Ma nessuno di questi lavori è altrettanto scrupoloso nell'arrivare alle conclusioni. Bravi a distruggere, incapaci a creare: e perché? E' ovvio. Perché chi si mettesse a fare il lavoro che, per esempio, ha fatto Oliver Stone nel suo film, cioé distruggere ma anche creare una teoria, finirebbe per essere sbugiardato come è successo a lui. Perché per parlare di complotto è necessario raccontare panzane come la storia del proiettile che zigzaga, o il polso di Connally rotto che regge il cappello, o la testa che va indietro e a sinistra colpita alla tempia, o l'autopsia pilotata, o il proiettile intatto, o le impronte digitali di Oswald.
O si parla, vagamente, della collinetta, ma alla fine vien fuori che nessuno ha visto niente, che Lee Bowers non ha visto in realtà nulla, che non ci sono bossoli, ma soprattutto che non c'è una ferita compatibile con uno sparo laterale, niente. Solo fantasie. Bisogna aggrapparsi a Jean Hill, che prima vede un cane in braccio a Jacqueline, poi vede Ruby che scappa dietro la staccionata, anche se una foto la inchioda: non guardava nemmeno il presidente, mentre lui veniva ucciso.
Affrontare il caso Kennedy con onestà intellettuale porta, e non può che portare, a un'unica conclusione, quella che ha persuaso, per dire (anche se non ne aumenta la credibilità) il fratello di Lee Oswald e l'intera famiglia Kennedy. Magari ci vuole tempo, c'è il periodo delle certezze (Stone e Garrison sono una ricetta quasi mortale per chi non ha conoscenze alle spalle), poi il periodo dei dubbi più o meno lungo (il mio è durato 5 o 6 anni) e ci vuole tempo per scoprire che tutte le "prove" del complotto sono, chiamiamole col loro nome, boiate, e altrettanto tempo per accettarlo. E' incredibile, e soprattutto irrispettoso della morte di un presidente, ma aprire gli occhi sull'assassinio è quasi una delusione, manco la morte di un uomo fosse meno tragica se avvenuta per grandi manovre piuttosto che per un incidente o una fatalità. Chi arriva a quel punto, però, non ha più scuse: ha gli elementi per capire. Se non lo fa o è uno stupido o è in malafede, come tutti gli autori che han fatto soldi sul complotto.
Mi sono allungato troppo, me ne scuserete.
Saluti a tutti
[Modificato da Federico Ferrero 13/12/2003 10.58]