Il Forum di johnkennedy.it Il forum sull'assassinio di John Fitzgerald Kennedy

Giacobbo ed un certo Wallace...

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    Diego Verdegiglio
    Post: 453
    Registrato il: 18/11/2002
    Veterano
    00 02/02/2004 21:38
    Ma certo!Come no?!Oswald era innocente e la polizia(o"i servizi"?)avevano prefabbricato il pacco!...
    Diego Verdegiglio
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    kilos15
    Post: 46
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    Novizio
    00 03/02/2004 16:26
    Commenti
    Mi perdoni, dott. Verdegiglio, ma la risposta cui sopra non è degna di lei. Il sig Sabatino le ha riportato un articolo che solleva ragionevoli dubbi su un indizio importante (il presunto pacco di carta dove si dice fosse contenuto il fucile di Oswald)che fu una delle prove, o meglio degli indizi ritenuti fondamentali dalla CW per arrivare alla conclusione finale di Oswald come assassinio solitario. Quindi penso che la sua risposta in merito debba essere come minimo meno ironica.
    Con simpatia
    Kilos15
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    Stefano F.
    Post: 223
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    00 03/02/2004 17:23
    RACCONTO IPOTETICO

    Personali intuizioni alternative sul “misterioso” pacco postale

    Con il permesso del Sabatino e l’indulgenza dei lettori, proverei a tessere una trama alternativa a quella di Silvya Meagher precedentemte riportata nel forum, basandomi anch’io su intuizioni e sensazioni. Posso?
    Non so perché ma, dati gli elementi a disposizione, in questa vicenda del boxpo di Irving percepisco l’impronta di Oswald. Già, troppo confusa e incerta per essere opera di un grande o piccolo complotto. Posso usare anch’io il termine probabile? O Logico?Meglio intuitivo, forse?
    Ecco la mia trama: il 19 novembre ’63 ormai era noto a tutti, era sui giornali di Dallas, il percorso presidenziale sarebbe passato attraverso Dealey Plaza; e la mente di Oswald era in subbuglio. Cominciava ad elaborare il mortale piano. Come non ricordare la furbizia malata di Oswald mista alle passione per le storie alla 007: “il mio nome è Bond, James Bond” equivaleva forse a “il mio nome è Hidell, James Alek Hidell” il suo pseudonimo preferito? Chi puo’ comprendere come tutto questo si combini nella mente di un ragazzo ex marine di ideali marxisti frustrati? Da tempo Lee aveva adocchiato le aste per tende nel garage della sig.ra Paine, proprio lì vicino dove teneva il suo Carcano, anzi non suo ma di James Alek Hidell, pensava sorridendo. Ecco una furbata ormai assodata, una bella scusa da raccontare quando porterà il fucile – “Che cos’hai in quel pacco, Lee”? E lui avrà la risposta pronta. Il pacco per portare il fucile era pero’ ancora un problema. Aveva già pensato di procuralselo al lavoro, ma non aveva ancora trovato il modo di prelevarlo all’insaputa dell’ addetto all’imballaggio. Era sempre lì, maledizione! Prima o poi…poi, finalmente era riuscito a confezionare un sacchetto! Era un po’ corto, 45 cm soltanto, intanto pero’ ce l’aveva fatta! In fondo, quando il calcio del fucile fosse stato coperto, qualcosa si troverà per cammuffare l’estremità del fucile smontato, no? Forse un altro pacco più grande? Ora l’importante era di non farsi assolutamente vedere con un quel pacco in mano, anche spiegazzato. Nascondere il pacchetto quando tutti si trovavano allo spogliatoio non era tanto difficile, ma se qualcuno avesse visto? Sarebbe stato facile poi ricollegare il tutto. Cosa avrebbe detto? Pacco gigante per colazione? Ecco l’idea: impacchettare il pacco e spedirlo all’appartamento durante la pausa pranzo. Due giorni al massimo e via!- “Buon giorno, quando costa spedire un pacco ad un indirizzo sempre qui Dallas?”. Era all’ufficio postale in Dealey Plaza davanti a quell’impiegata con gli occhi bassi sul registro. “Ok, allora me lo spedisca al….il mittente prima?Ma è proprio necessario?” Lee era nel panico! Aveva pensato di spedirsi il pacco all’indirizzo della sua pensione usando lo pseudonimo. Ora lo constringevano a mettere il mittente e non voleva assolutamente che il suo vero nome venisse scritto nei registri. D’altra parte, se avesse indirizzato al suo vero nome , non avrebbe potuto ritirare il pacco perché l’appartamento risultava affittato dal suo pseudonimo . “ Allora che facciamo?” – “ L’indirizzo è…Lee H. Oswald, via …via Neches Street” . “come ha detto, scusi? Nassaus Street ?” Aveva detto un via vicina, magari…Oswald doveva far funzionare il cervello, spedire il pacco a sua moglie ad Irving? Già, con tutti lì in attessa per sapere cosa c’era dentro. -“Scusi signore, ma è sicuro della via? Io non sono di queste parti ma non mi sembra..”- “ “Non si preoccupi” replicò Lee con tono irritato “alle poste di Irving lo sanno di certo…senta…ehm…mi trovo a corto di spiccioli, non è che me lo puo’ tenere qui un attimo, ritorno subito con la moneta”.
    -“Va bene, non è un problema”. Oswald non aveva certo intenzione di tornare in quell’ufficio postale, il suo orgoglio di “agente segreto” era troppo ferito, e poi quell’ omino nevrotico lì in coda dietro a lui, proprio non riusciva a sopportarlo… pure una cagnetta in braccio aveva…che gente!…avrebbe fatto un altro pacco.

    Stefano
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    sabatinogiuseppe59
    Post: 151
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    00 03/02/2004 20:19
    Riguardo alla risposta di Verdegiglio credo si commenti da sola.
    Ringrazio Kilos 15 che, anticipandomi, ha risposto esattamente come avrei fatto io.
    Il commento di Stefano F. è per certi aspetti apprezzabile, ma credo anche lui si renderà conto che somiglia molto a un estremo tentativo di risolvere un mistero, altrimenti, abbastanza inquietante.
    Saluti
    Giuseppe
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    Diego Verdegiglio
    Post: 454
    Registrato il: 18/11/2002
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    00 03/02/2004 22:05
    Mi spiace,ma di fronte alle assurdità(di questo si tratta)non mi resta che l'ironia.Non c'è altro
    Diego Verdegiglio
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    interista8
    Post: 26
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    00 21/02/2004 23:32
    Riguardo al libro di WIlliam Reymon "L'ultimo testimone" (I)
    Avendo completato la lettura del libro di William Reymond in cui si afferma che c'era Marck Wallace con LHO al Sesto Piano del TSBD, devo dire che ho trovato il libro estremamente superficiale e pieno di grandi contraddizioni.
    Ho gia' scritto alcune delle mie osservazioni sul sito di Reymond, ma allego qui una lunga ma ottima lettera aperta (purtroppo scritta in francese, ma non ho adesso il tempo di tradurla; spero che sia comprensibile per molti) scritta da Francois Carlier a Reymond :

    "Lettre ouverte" à William Reymond
    (novembre 2003)

    Monsieur Reymond,
    Bien le bonjour. Alors qu'approche le 40e anniversaire de l'assassinat de John Kennedy, tous les projecteurs sont braqués sur vous en France (Paris Match, Télérama, Le Figaro Magazine, France 2, Canal + , etc.....). C'est normal ; vous venez de publier un livre. Et pas n'importe lequel, mais rien moins que, je vous cite, "l'ouvrage définitif sur la plus grande affaire du XXe siècle" !!! ("JFK, le dernier témoin" - Flammarion, 2003). Vous avez en effet retrouvé l'homme qui sait qui a tué Kennedy. Vous savez qu'il y avait un deuxième tireur, et vous nous donnez même son nom. C'est très fort ! Le grand public est intrigué et intéressé, et quant aux divers spécialistes de cette affaire, qui consacrent leur temps à lire et débattre sur le sujet, ils sont impressionnés et, tout ouïe, viennent écouter ce que vous avez à leur dire. Ce que vous prétendez est osé ; oui, ce que personne n'a pu faire en quarante ans (prouver qu'il y a bien eu complot pour tuer Kennedy), vous, William Reymond, l'avez réussi. Si c'est vrai, alors vous méritez, plus que des félicitations, notre admiration sans borne. Mais si c'est faux, alors honte à vous d'avoir parlé trop vite. Et justement, plusieurs éléments, que je me propose de vous exposer ici, me font douter de vos conclusions.

    +] La première chose qui me frappe, c'est que je pensais que vous saviez déjà qui avait tiré sur Kennedy. En effet, dans votre premier livre '("JFK, autopsie d'un crime d'Etat" - Flammarion, 1998), à la page 412, vous écrivez : "La deuxième équipe Action est celle du Texas School Book Depository, composée de Lee Harvey Oswald et des deux Cubains anticastristes, Yito del Valle et Hermino Diaz Garcia. De nombreux éléments permettent d'avancer leurs noms avec certitude". Pour moi, c'est clair, puisque vous parlez de "certitude" et que vous donnez des noms. D'autant que vous allez plus loin, page 413 : "Autre élément permettant de savoir que c'est Yito qui a tiré ... cliché qui ne laisse planer aucun doute : c'est bien [Hermino Diaz] qui se trouvait au cinquième étage du Texas School Book Depository". Là, le vocabulaire employé est suffisamment expressif. Vous saviez donc, depuis 1998, qui avait tué Kennedy. C'était Yito del Valle, complice d'Hermino Diaz, tous deux Cubains anticastristes. Or, voilà que vous sortez un nouveau livre, dans lequel vous déclarez savoir qui a tué Kennedy, et ...?...?... ce n'est plus la même personne ! Un nouvel acteur apparaît ; il s'appelle Malcolm Wallace. C'est donc lui qui a tué JFK. Ce n'était donc pas Yito del Valle. Quand je lis cela, je vous dis : "D'accord. Pourquoi pas?". Mais que faites-vous des "certitude" et des "aucun doute" ? Que faites-vous de del Valle et de Diaz ? Vous n'en parlez plus. Vous esquivez, vous mettez de côté, vous essayez d'oublier. Visiblement, vous vous étiez trompé. Pire : vous aviez accusé des gens À TORT. C'est grave. Vous auriez dû être plus scrupuleux, plutôt que de lancer des accusations non prouvées, malgré le vocabulaire utilisé. Mais surtout : pourquoi, dans votre deuxième livre, ne mentionnez-vous pas (pas une ligne, pas un mot) cette erreur monumentale du premier livre? Vous ne vous corrigez pas. Ce n'est vraiment pas honnête, vis-à-vis de vos lecteurs.

    +] Dans votre livre "JFK, le dernier témoin", que j'ai lu attentivement, la révélation principale, que vous mettez en exergue, et qui vous sert à démontrer la thèse du complot, est la découverte de l'empreinte digitale de Mac Wallace, un tueur, sur un carton du dépôt de livres. Vous écrivez même que l'empreinte a été déposée "quasiment à l'instant où JFK avait été assassiné. ... dans le même laps de temps [que celles de Lee Harvey Oswald]". Vous ajoutez (je vous cite) : "Il y avait bien, le 22 novembre 1963, un inconnu, stressé, au cinquième étage, quand John F. Kennedy fut exécuté" (page 304). Donc, pour résumer, vous affirmez, "preuve à l'appui", que Mac Wallace était à côté de Lee Oswald, ce 22 novembre, et qu'il était "le 2e tireur". Pourquoi pas? J'admets l'hypothèse. Mais le gros problème, c'est que Billie Sol Estes, votre "protégé", votre source principale, lui, prétend que Mac Wallace, à ce moment-là, était devant le cortège présidentiel, précisément derrière la palissade en bois. Eh oui, dans le document de son avocat Douglas Caddy (pages 396 à 398, annexes) que vous présentez, et que j'ai lu, il est écrit : "Mr. Estes says that Cliff Carter told him that Mack Wallace fired a shot from the grassy knoll in Dallas, which hit JFK from the front during the assassination". Je n'invente rien, c'est vous même qui produisez ce document. Or, il vous contredit. Car Wallace, vous en conviendrez, ne pouvait pas être au même moment au 5e étage du dépôt de livres avec Oswald (comme vous le soutenez) et derrière la palissade en bois, en haut du tertre gazonné (comme le soutient Billie Sol Estes). Il était soit devant, soit derrière Kennedy, mais pas les deux ; choisissez. Mais je me pose la question : comment avez-vous pu ne pas vous rendre compte de cette contradiction, en écrivant votre livre? Quoiqu'il en soit, nous, les lecteurs, nous avons besoin d'un éclaircissement. Soit Wallace était effectivement avec Oswald -- et dans ce cas, il faudrait que vous expliquiez comment s'est produite la séquence de tirs, qui a tiré d'Oswald et Wallace, pourquoi on ne trouve pas d'empreinte de Wallace sur le fusil (avait-il des gants, et si oui, pourquoi les a-t-il enlevés avant de mettre le doigt sur un carton, etc.)? --, soit il était sur le "grassy knoll", devant Kennedy (et dans ce cas, que fait une de ses empreintes sur un carton du dépôt de livres "quasiment à l'instant où JFK avait été assassiné" ?). Expliquez-nous. Ou alors, peut-être bien que Wallace était avec Oswald au dépôt de livres, et qu'un troisième tireur a fait feu de derrière la palissade en bois? Mais dans ce cas, il vous faut recommencer à enquêter, pour savoir qui serait ce troisième tireur... Quoiqu'il en soit, votre thèse actuelle est bancale ; il y manque quelque chose. Votre livre reste flou sur ce sujet ; vous parlez bien d'un "deuxième tireur" (sous-entendu Wallace), mais vous mélangez le coup de feu de devant ("démontré", selon vous, par le mouvement de la tête de JFK comme vu sur le film de Zapruder) et l'empreinte relevée sur le carton. En termes clairs, il vous faut intégrer cette découverte de l'empreinte de Wallace dans un scénario cohérent, ce que vous n'avez pas encore fait.

    +] Dans votre présentation (c'est à dire, dans votre livre et le documentaire de Canal +), vous affirmez que le coup fatal est arrivé de face. Pour vous, donc, il y a eu deux tireurs : un tireur embusqué derrière la palissade en bois ("the wooden fence"), en haut du tertre gazonné ("the grassy knoll"), qui tire sur JFK par devant, et un tireur situé au 5e étage du dépôt de livres scolaires ("Texas School Book Depository"), qui tire sur JFK par derrière. Cela m'amène à vous poser des questions. Vous n'êtes pas sans savoir que le film "JFK", d'Oliver Stone insinue qu'il y a eu trois tireurs ; c'est la fameuse "triangulation of fire", chère à l'auteur Jim Marrs, reprise par David Ferrie dans le film. Trois tireurs, c'est donc, selon vous, un de trop. Mais pourquoi vous croire, vous, plutôt que Jim Marrs? Le problème, c'est qu'à aucun moment vous n'évoquez ce sujet : le fait que d'autres auteurs postulent trois tireurs (et avec Groden et compagnie, on augmente même le nombre de tirs). Il aurait pourtant fallu aborder ce sujet, ne serait-ce que pour nous montrer la faille dans le raisonnement de ces auteurs, et nous montrer la supériorité de votre version. Affirmer la présence de deux tireurs, sans approfondir, et sans expliquer où les autres se trompent, est un peu léger. Mais surtout, votre grand tort, c'est justement de lancer une affirmation (deux tireurs) sans l'étayer suffisamment, et sans rien prouver. Or, vous savez très bien que l'éventualité d'un tireur posté derrière la palissade a été soulevée dès les années 60 (entre autres par l'auteur Mark Lane ou par Jim Garrison). Dans les quarante années qui viennent de s'écouler, nombreux sont les auteurs qui ont travaillé sur cette hypothèse, cherchant des éléments de preuves. Or, reconnaissez-le, PERSONNE, jusqu'à aujourd'hui, n'a réussi à PROUVER la présence d'un tireur derrière la palissade (pas plus vous, qui recourrez plutôt à l'affirmation qu'à la démonstration, que les autres). Le problème numéro 1, c'est le dossier de pièces à conviction disponible. Entretenir l'hypothèse d'un tireur de face, c'est aller contre les éléments en présence, et c'est buter sur un mur, jusqu'à aujourd'hui infranchissable. Car en face, il y a le rapport d'autopsie, il y a la balistique, il y a les douilles, il y a les traces de tirs sur la limousine, etc. ... tous ces éléments allant dans le sens d'un tir de derrière. Prétendre qu'il y a eu un tir de face, c'est - nécessairement - impliquer qu'il y a eu un complot gigantesque, faisant intervenir des centaines de complices (parmi la police de Dallas, les médecins, l'entourage de Kennedy, le gouvernement, etc.). Or, vous-même, comme Billie Sol Estes, rejetez cette notion paranoïaque, et dites même que l'assassinat de Kennedy ne fut qu'une conspiration de quelques personnes seulement. Il y a là un véritable paradoxe. Mais votre lacune a été de ne pas approfondir ni d'étayer votre pensée. Dois-je rappeler que le dossier médical (et ses documents, photos et radios), authentifié par les spécialistes (voir les conclusions du HSCA), conduit à la conclusion que les tirs venaient de derrière? Quelles compétences supérieures avez-vous, Monsieur Reymond, pour passer outre ces éléments incontestables? Si vous postulez un tir de devant, il vous faudra le prouver. Vous êtes loin de l'avoir fait, à ce stade.

    +] Votre meilleur preuve, comme vous l'avez dit, en ma présence, à Delphine Peras, journaliste à "France Soir", c'est la cassette avec Cliff Carter. Cette fameuse cassette, possession de Billie Sol Estes, où on entend distinctement, d'après vous, Cliff Carter, ancien ami et proche conseiller de Johnson, dire ceci : "Lyndon n'aurait pas dû donner à Mac l'ordre de tuer le président" (enregistrement en 1971). Voilà, c'est tout. Mais c'est votre meilleur atout, votre meilleure "preuve", votre argument principal, pour la thèse que vous développez, à savoir l'implication du vice-président Lyndon Johnson dans l'assassinat de Kennedy. Aussi, moi, je vous le demande sincèrement : avec le recul, ne pensez-vous pas que c'est un peu léger ? Car enfin, ce que vous avez là n'est pas une preuve, mais tout au plus une accusation. C'est bien différent ! La première chose qui vient à l'esprit, c'est que vous ne mentionnez pas le contexte. Or, c'est très important. Vous savez très bien qu'une phrase prise isolément n'a pas forcément le sens du discours dont elle est tirée. On peut vite tomber dans le piège du contresens. Mais soit, je vous accorde le bénéfice du doute, et admets l'hypothèse que tout ce qu'a dit Cliff Carter dans la cassette renforce le sens de la phrase isolée. Mais même cela ne mène pas loin. Ce n'est, en effet, pas très convaincant, et voici pourquoi je me permets de dire cela:
    -----> Ce n'est qu'une accusation indirecte. En effet, vous avez entendu un enregistrement sur une cassette appartenant à un homme (Billie Sol Estes), dans laquelle on entend un autre homme (Cliff Carter) accuser un troisième homme (Lyndon Johnson) qui n'est pas présent lors de la conversation ... C'est loin - très loin - d'être une cassette où on entendrait Johnson s'accuser. C'est loin d'être probant. Cela me fait penser à l'histoire de l'homme qui a vu l'homme qui a vu l'homme qui a vu l'ours (y avait-il vraiment un ours?).
    ----> Ce n'est pas la première fois que quelqu'un accuse Johnson. Je possède, par exemple, une copie d'une lettre écrite par Evelyn Lincoln (la secrétaire de John Kennedy), dans laquelle elle écrit : "As for the assassination is concerned it is my belief that there was a conspiracy because there were those that disliked him and felt the only way to get rid of him was to assassinate him. These five conspirators, in my opinion, were Lyndon B. Johnson, J. Edgar Hoover, the Mafia, the CIA and the Cubans in Florida" (lettre fournie par Jim Marrs). Vous vous rendez compte? La propre secrétaire de Kennedy qui cite Johnson comme conspirateur pour tuer JFK ! Ce n'est pas tout ; il existe aussi un document vidéo connu, une interview de Jack Ruby, dans laquelle il dit que si Stevenson avait été vice-président, le président Kennedy n'aurait pas été assassiné. Face à l'étonnement du journaliste, il précise : "The answer is the man in office now" (c'est à dire Johnson) ["JF Kennedy, l'assassinat d'un rêve"]. C'est impressionnant. Certainement autant que l'enregistrement de Cliff Carter dont vous parlez (mais que vous ne produisez pas, malheureusement, dans le documentaire de Canal+). Mais ce n'est pas pour autant que j'en déduis que Johnson est coupable. Car je fais la distinction — fondamentale — entre un soupçon et un argument, entre une accusation et une preuve. Une accusation doit être étayée, sinon, elle n'a aucune valeur. Contrairement à vous, je me méfie des conclusions hâtives. Par exemple, dans le cas de Ruby, ses accusations ne viennent pas de connaissances directes, mais de suppositions, après la lecture d'un livre, et alors que son état mental s'aggrave et qu'il commence à délirer.
    ----> Mieux que des accusations indirectes (ceux qui accusent une tierce personne d'être coupable), il existe des accusations directes (ceux qui s'accusent eux-mêmes), et vous avouerez que c'est a priori plus probant. Pour n'en prendre qu'un, vous connaissez certainement James Files, détenu de la prison de State ville (son histoire est mise en avant, sur Internet, par Robert Vernon), qui s'accuse du meurtre et semble avoir une connaissance de détails qui ne pourrait s'expliquer que par sa participation au crime. Cela aussi, ça paraît convaincant. Alors, est-il le "vrai" coupable? Vous pensez visiblement que non, puisque vous ne le mentionnez pas. Mais dans ce cas, pourquoi n'expliquez-vous pas à vos lecteurs la raison pour laquelle vous rejetez le cas de James File, et pourquoi vous réfutez ses déclarations (accusation directe), au profit de celles de Billie Sol Estes (accusation indirecte) ?
    ----> D'autres personnes que Johnson ont déjà été accusées, maintes et maintes fois. Prenez, par exemple, le livre récent de Serge Raffy "Castro l'infidèle". N'y est-il pas dit que c'est Castro le responsable ? Alors? Cherchez l'erreur. Comme le disait un article, quand on lit tout ça, on se demande aujourd'hui qui n'a pas tué Kennedy ? Il est bon de lire, à ce sujet, l'article de David Perry Rashomon to the extreme (qui fait la liste de tous les supposés tueurs de Kennedy). Ce qu'il faut, c'est réussir à prouver ses dires. Et être très convaincant. Nous ne devons pas nous contenter de suppositions, spéculations, faits soi-disant troublants, etc.
    Et puis, faites quand même attention, Monsieur Reymond. N'allez pas trop vite en besogne, et relisez votre propre livre. Billie Sol Estes lui-même y dit : "La quasi-totalité de mes informations sur le meurtre de John Kennedy remontent à l'après 22 novembre" (p. 335), et : "Je ne sais pas qui a pris la décision finale de passer à l'acte" (p. 339). Alors, si lui même ne sait pas, comment osez-vous être péremptoire dans votre accusation de Johnson?

    +] Le jeudi 23 octobre, j'accompagnais la journaliste de "France Soir" Delphine Peras, qui venait vous interviewer chez votre éditeur Flammarion. J'ai donc eu l'occasion de discuter avec Billie Sol Estes et vous-même. Avant votre arrivée (vous étiez pris dans les embouteillages), Delphine Peras et moi avons pu poser des questions à Billie Sol Estes. Les yeux dans les yeux, de la façon la plus simple, honnête et neutre, je lui ai demandé pourquoi Johnson avait fait tuer Kennedy. Sa réponse fut en un mot : "immunity". Il a ensuite développé : Johnson cherchait l'immunité ; en effet, craignant d'être rattrapé par la justice, il a compris que seul le poste de la présidence pourrait lui garantir cette immunité qui le protégerait de la prison. Voilà donc la version que m'a donnée Billie Sol Estes. Aussi, je vous le demande : trouvez-vous que c'est crédible? Moi, non. Voyez-vous, je peux encore envisager que le "complexe militaro-industriel" ait la puissance, le mobile et le bras assez long pour organiser l'assassinat du président et organiser un complot pour couvrir les faits. Je peux imaginer aussi que Fidel Castro emploie ses troupes pour faire tuer le président du pays ennemi. Mais en ce qui concerne Lyndon Johnson, je peux difficilement croire qu'un homme qui se sente menacé d'être rattrapé par la justice pour complicité dans l'assassinat d'un anonyme (Henry Marshall) ne voie pas d'autre moyen d'y échapper que de faire assassiner un autre homme (!), qui plus est l'homme le plus puissant du pays, homme publique dont la mort entraînera une enquête approfondie ne pouvant aboutir qu'au coupable. On peut sans doute envisager de faire tuer Henry Marshall et contrôler ensuite la seule personne qui fera l'enquête localement (un shérif), mais même un fou ne peut envisager de faire tuer le président des Etats Unis et croire qu'il pourra ensuite contrôler les centaines de personnes (policiers, agents du FBI, agents de la CIA, médecins, experts, juges, etc.) qui mèneront l'enquête avec un infinité de moyens à leur disposition. C'est plus que saugrenu. En plus de cela, comment Johnson aurait-il pu convaincre qui que ce soit de le suivre dans cette histoire? Qui, en effet, serait motivé à prendre le risque de tuer le président des Etats Unis, simplement pour faire plaisir à Johnson et le tirer d'un mauvais pas personnel ? Vous parlez d'un mobile ! Non, tout cela n'est pas très convaincant. Plus je revois Billie Sol Estes me dire "immunity", et moins je le trouve crédible.

    +] Votre livre comporte des annexes. Parlons-en. La première, une lettre-type du président Kennedy, qui commence par "Dear friends" (notez le pluriel), et qui a dû être envoyée en milliers d'exemplaires, ne prouve rien ni ne sert à rien. Passons. Ensuite, les lettres de Johnson à Billie Sol Estes, lettres banales tout au plus ("merci pour les cantaloups", … "merci pour les roses", etc.), lettres-types caractéristiques de celles qu'envoie sans cesse un homme politique, figure publique, montrent au moins que Johnson ne cachait pas sa relation, fusse-t-elle épistolaire et éloignée, avec Estes. Les copies d'articles de journaux évoquant le passé judiciaire de Wallace de 1952 et le meurtre de John Douglas Kinser ne peuvent en aucun cas servir à démontrer quoi que ce soit sur l'implication de Johnson dans l'assassinat de Kennedy. Mais le pire, c'est la copie d'un article de journal que vous reproduisez à la page 387. C'est tout simplement illisible. Cela ne sert donc à rien. On se dit alors qu'on peut toujours prendre les références (nom du journal, date de parution), et faire soi-même des recherches en centre de documentation. Hélas : vous n'indiquez AUCUNE référence. Nous voilà donc avec la copie d'un article de journal qu'on ne peut pas lire, et dont on ne peut donc connaître le contenu. On ne risque pas d'en sortir convaincu de la culpabilité de Johnson… À la vérité, vos annexes font preuve d'un manque de rigueur ; c'est à la limite de l'amateurisme.

    +] Je pourrais également parler de la bibliographie. Elle est partiale. Vous ne citez que des ouvrages "complotistes". Or, vous n'êtes pas sans savoir qu'il existe des ouvrages récents, très bien argumentés, qui défendent la version officielle et démontent les pseudo-arguments des critiques du rapport Warren. Je citerai ici les trois plus importants : "Case closed" de Gerald Posner, "Conspiracy of one" de Jim Moore, et "With Malice" de Dale Myers. Pourquoi ne citez-vous pas ces livres? Ils aideraient pourtant certainement vos lecteurs à se faire une meilleure idée des arguments en présence. J'ajouterai qu'il manque un index à votre livre, ce qui rend difficile la recherche de noms pour vérifications.

    +] Vous prétendez que Lyndon Johnson est coupable d'avoir fait tuer John Kennedy. Cela implique qu'il ne l'aimait pas (ou qu'il avait du ressentiment pour lui, ou de la colère extrême, ou en tout cas un sentiment assez fort pour désirer sa mort), et qu'il était au courant de l'assassinat et qu'il savait qui avait tué Kennedy. Or, trois éléments me font douter fortement de tout cela :
    ----> Pierre Salinger, qui connut John Kennedy dès l'époque où celui-ci fut sénateur, fut son collaborateur dès la fin des années cinquante, et ensuite "Press secretary" de la Maison Blanche sous la présidence de JFK, a très bien connu John Kennedy et Lyndon Johnson (il fut même "Press secretary" sous Johnson pendant encore cinq mois). Il a vécu avec eux pendant des années, partageant des moments privés en compagnie des deux hommes. J'ai rencontré Pierre Salinger à trois reprises, et fait une interview enregistrée il y a quelques années, dans ses bureaux d'ABC News de Londres. Ce qu'il m'a dit est très clair : Lyndon Johnson admirait John Kennedy. Dans l'article de Paris Match, il est fortement suggéré que Johnson détestait Kennedy. Or, ceci est contraire au témoignage de Pierre Salinger. À ma question "What was his [Johnson] relation with President Kennedy?", voici ce qu'il m'a répondu (enregistrement par moi, F.C.) : "Very good. Excellent. I mean, that was interesting because we had lots of discussions during the time I worked with him at the White House, and he had nothing but praise for John Kennedy". Alors, voyez-vous, entre ce que dit Pierre Salinger (qui a vécu avec les deux hommes), et ce que vous (qui n'étiez même pas né) suggérez, eh bien, je choisis de croire Salinger ! Ainsi, on imagine mal que Johnson ait pu désirer la mort de John Kennedy.
    ----> Vous citez Madeleine Brown dans votre ouvrage. En effet, cette ancienne maîtresse de Johnson est une pièce importante de votre puzzle, un soutien de votre thèse. Or, vous n'êtes probablement pas sans savoir que dans le documentaire "La véritable histoire de JFK, l'assassinat, le film", elle affirme : "Je l'ai vu [Johnson] le jour de l'an qui a suivi l'assassinat. Je lui ai dit 'le bruit court à Dallas que tu serais impliqué'. Il s'est mis dans une colère noire, et il m'a dit, à l'époque, que c'étaient les barons du pétrole de Dallas et la CIA. Puis il est parti en claquant la porte, et en me disant qu'il m'en avait trop dit". Pire encore, dans un autre documentaire (Qui a tué John Fitzgerald Kennedy ?, Envoyé Spécial), elle redit la même chose, ajoutant : "Il m'a dit qu'il n'était pas responsable, mais que c'était les fat cats [les magnats du pétrole texan] et la CIA". Voilà des déclarations embarrassantes pour vous. Johnson qui dit lui-même à sa maîtresse que c'est la CIA, et non pas lui, qui est responsable de la mort de JFK. Or, vous dites bien, dans votre livre, que l'assassinat de Kennedy est une histoire simple ; ni CIA, ni Castro, ni rien de tout ça, c'est juste Wallace qui tue JFK sous les ordre de Johnson. Ces déclarations de Madeleine Brown vont donc à l'encontre de votre thèse. Alors, soit vous en aviez connaissance, et vous l'avez caché à vos lecteurs (ou avez décidé d'ignorer ce qui ne vous convenait pas), soit vous ne le saviez pas, ce qui est gênant quand on sait avec quel aplomb vous accusez Lyndon Johnson aujourd'hui. Alors moi, je me permets de m'appesantir sur ce détail important que vous omettez dans votre livre : Madeleine Brown, la maîtresse de Johnson, a répété à plusieurs reprises qu'il lui avait dit qu'il n'était pas responsable, mais que c'était la CIA. Vos lecteurs doivent le savoir.
    ----> Vous connaissez le colonel Fletcher Prouty, ancien officier du Pentagone chargé des relations avec la CIA. C'est l'homme dont s'est inspiré Oliver Stone pour créer son personnage "X", dans son film "JFK". Prouty est du côté des complotistes. Cité par des auteurs comme Groden, il est celui qui sert d'autorité pour accuser les services spéciaux d'être derrière l'assassinat de JFK. Or, dans le documentaire "JFK, l'assassinat" (complément du film JFK d'Oliver Stone), il assure que Johnson n'était pas au courant de l'assassinat. Prouty fait référence à une discussion entre Johnson (le président) et Hoover (le patron du FBI), dans laquelle Johnson demande s'il avait été visé lui aussi. Comme le dit Prouty (je le cite) : "I think that clears up the question of whether Johnson was involved. If he thought they were shooting at him he didn't hire the gunner" (traduction du doublage en français : Cela blanchit Johnson. S'il s'est cru visé, il n'a pas pu monter le coup). Alors, Prouty qui blanchit Johnson, cela ne vous gène pas?
    (continua)
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    interista8
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    Registrato il: 30/05/2003
    Novizio
    00 21/02/2004 23:35
    parte seconda della lettera aperta di F.Carlier a W.Reymond (II)

    trovate qui la seconda parte della lunga lettera di Francois Carlier a William Reymond (autore del discusso libro "L'Ultimo Testimone" in cui si accusa LBJ di essere il mandante dell'omicidio JFK).
    Avendo letto il libro trovo questa lettera aperta estremanente convincente :il libro di Reymond e' davvero MOLTO superficiale!
    Biagio
    www.biagioprivitera.it


    +] Vous m'aviez dit, avant que je lise votre livre, que je serais surpris du traitement que vous réserviez à Robert Groden. En effet, vous le mentionnez dans votre premier ouvrage, et comme il est un auteur "complotiste" connu, aux thèses osées (il y a eu de nombreux tireurs sur Dealey Plaza, les photos et radios de l'autopsie sont truquées, il y a un tireur caché à Dealey Plaza surnommé "black dog man", Oswald était au rez-de-chaussée du dépôt de livres quand les coups de feu ont claqué, etc.), des zététitiens comme Paul-Eric Blanrue ou moi-même vous avions reproché d'avoir endossé ses écrits sans esprit critique. Je m'attendais donc, dans votre deuxième livre, à lire une critique objective de votre part des thèses de Groden, expliquant pourquoi, de façon argumentée, vous êtes ou non d'accord avec lui, quelles sont ses thèses que vous appuyez, quelles sont ses affirmations que vous contestez, si vous avez changé d'opinion depuis votre premier livre, etc. Hélas ! Je vous avais surestimé. Dans votre deuxième livre effectivement, vous parlez de Groden …sur une page ! Et que lui reprochez vous ? Sur les théories qu'il défend sur l'assassinat de Kennedy, pas un mot (c'est le vide complet). Mais par contre on apprend que ses collaborateurs … font pipi derrière la barrière en bois ! Ah là, là, Monsieur Reymond, je crois que là, vous avez confondu l'essentiel et l'accessoire !

    +] Ces dernières années, le film de Zapruder a été l'objet d'une controverse. Certaines personnes, dont vous, ont ouvertement douté de son authenticité. Dans votre premier livre "JFK, autopsie d'un crime d'Etat", vous affirmez clairement (parlant, là aussi, de "certitude") que des comploteurs ont truqué le film, afin de donner au public une version erronée de l'assassinat. Par exemple, d'après vous, une partie du film a été coupée (le moment où la limousine passe devant le dépôt de livres), afin qu'on ne se rende pas compte de l'implication du Secret Service, car ces agents gardes du corps du président n'auraient jamais dû accepter que le cortège officiel passe par un virage aussi serré (à cause de la vitesse). Bref, c'était tiré par les cheveux. C'était même faux, puisque le film de Zapruder — c'est prouvé, démontré, confirmé — est parfaitement authentique, et n'a jamais été truqué le moins du monde. Mais à l'époque, vous étiez allé jusqu'à affirmer que vous, William Reymond, aviez vu "le vrai film de Zapruder". Je vous avais alors accusé de mensonge, car un tel film n'existe pas. Toujours est-il que dans le débat sur ce sujet, qui a fait rage sur Internet, vous étiez celui qui prétendait que le film de Zapruder était truqué, et moi j'étais opposé à vous, en affirmant qu'il était authentique. Qu'en est-il aujourd'hui? Lorsque je vous ai rencontré le mois dernier, vous n'étiez plus aussi sûr de vous qu'avant. Finalement, vous admettez que vous vous étiez sans doute trompé, que ce n'est probablement pas "le vrai film de Zapruder" que vous aviez vu, mais plus vraisemblablement une copie de mauvaise qualité du film qu'on connaît, que vous aviez parlé trop vite (dans la cassette vidéo de Jack White où vous parlez de ce "vrai film de Zapruder") etc. Aujourd'hui, quand je vous demande si vous croyez encore que le film de Zapruder est truqué, vous répondez : "Peu importe. La question n'est pas là. L'important, c'est la présence de Wallace à Dealey Plaza". Bref, vous bottez en touche. Pourquoi ne pas avoir le courage de dire, publiquement : "François Carlier avait raison, et moi, William Reymond, je m'étais trompé ; le film de Zapruder est authentique". Il n'y a pas de honte à s'être trompé, mais il y en a à être de mauvaise foi et refuser de reconnaître ses erreurs. Alors, Monsieur Reymond, ne serait-ce que vis-à-vis des lecteurs de votre premier livre, ayez le courage de leur dire que vous vous étiez trompé !

    +] Il y a une chose que je ne comprends pas, dans ce que vous prétendez, au sujet de Billie Sol Estes. Vous dites que ses cassettes (enregistrements de conversations) l'ont protégé, et que sans elles, il aurait déjà été tué. Mais alors, pourquoi avoue-t-il la vérité et informe-t-il le public du contenu des cassettes en lançant ses accusations contre Cliff Carter et Johnson? Car cela revient au même, finalement. En clair, s'il parle, s'il vide son sac, il devient dangereux, et doit être éliminé. Normalement, ses cassettes ne le protègent plus dès lors qu'il livre ses secrets sur la place publique. De plus, comment expliquez-vous le paradoxe suivant? Quand Clint Peoples a un dossier qui prouve la participation du trio Wallace-Carter-Johnson à l'assassinat de JFK, "on" le tue et on récupère son dossier. Mais quand Billie Sol Estes Peoples a des cassettes qui prouvent la participation du trio Wallace-Carter-Johnson à l'assassinat de JFK, "on" le laisse tranquille, "on" lui laisse la vie sauve, et "on" ne fait rien. Vous ne trouvez pas ça bizarre? Vous trouvez cela crédible? Vous voulez vraiment que vos lecteurs trouvent ça crédible?

    +] J'ai regardé avec attention le documentaire de Canal +. Trois choses, parmi d'autres, m'ont frappé.
    ---> 1. Tout d'abord, il est question, au début du reportage, de "témoins accourus sur les lieux [qui] retrouvent des balles perdues dans l'herbe", témoins qui auraient été volontairement écartés par le FBI. QUOI ? ! ? ! Des balles perdues dans l'herbe ? Mais c'est complètement nouveau, ça. Et c'est une information d'un extrême importance ! Malheureusement, c'est juste une phrase, lancée comme ça, sur laquelle votre documentaire ne revient pas. Qui sont ces témoins ? Où sont les balles ? Quelles preuves avez-vous ? Nous ne le saurons jamais. Et c'est fort dommage. Car justement, c'est cette absence de toute balle qui rend peu crédible la thèse du tireur de face. Or, en disant cette phrase, le reportage laisse entendre que le FBI a caché un élément déterminant dans l'analyse du crime. Et que vous avez découvert un élément nouveau. Mais ce stratagème est malhonnête. Jamais personne n'a trouvé de balle dans l'herbe. En d'autres termes, les éléments physiques concrets retrouvés sur Dealey Plaza rendent compte de trois balles, pas une de plus, jusqu'à preuve du contraire. Alors, si vous affirmez le contraire, allez-y, prouvez-le (j'attends vos éléments avec impatience).
    ---> 2. Deuxième chose, l'un des points les moins probants de tous ceux que vous relevez, c'est le moment où le policier Jay Harrison vous montre un échange de courriers entre Hoover et Wallace. Il parle de deux lettres. On s'attend à apprendre qu'elles contiennent des éléments soutenant votre théorie. Pas du tout ! En fait, rien n'est dit sur leur contenu, mais seulement sur leurs dates d'envoi. On croit rêver. Quelle foutaise ! Vous tirez un peu trop sur la corde… Un conseil ; si vous n'avez rien, ne dites rien. Mais des dates d'envois de lettres (alors même que vous ne donnez aucun élément de comparaison), ça ne prouve strictement RIEN. C'est vide !
    ---> 3. Enfin, troisième chose, la fameuse lettre de Jack Ruby, récupérée par le policier Al Maddox (le documentaire de Canal+ prétend que c'est un "document inconnu à ce jour", mais c'est inexact, car pour ma part j'avais déjà appris son existence en 1996). Là, on se demande si c'est un excès de crédulité ou un manque de travail de vérification qui vous fait commettre un contresens. Vous prétendez que Ruby écrit qu'il a fait taire Oswald. Encore une fois, vous omettez de replacer l'élément dans son contexte. Vous auriez dû produire, de façon claire et lisible, la totalité de la lettre. Pourquoi ne l'avez-vous pas fait ? Vous auriez dû également parler de Ruby, de ses déclarations, et de son état mental à la fin de sa vie. En réalité, Ruby s'est plaint que les gens disaient qu'il avait fait taire Oswald. Votre travail est bâclé. Des telles erreurs ne peuvent que vous desservir. En êtes-vous conscient ?


    +] Vous introduisez un nouveau personnage du nom de Ligget, un homme qui aurait maquillé le corps de Kennedy. Inutile de dire que c'est la partie la plus faible de votre thèse ; en effet, vous lancez juste une supposition que vous n'étayez pas le moins du monde. Vous dites simplement qu'on est venu le chercher au cimetière à Dallas et qu'il s'est absenté sans dire où il était allé. C'est vraiment peu. Vous ne parlez à aucun moment de Lifton dans le reportage ou votre livre. Or, comment ne pas le mentionner, si on aborde l'hypothèse d'un maquillage du corps ? Et vous n'expliquez pas comment ça se serait passé avec Ligget. Où est allé Ligget ? Comment ? Qui l'a vu ? Or, Ligget était à Dallas. Impliquez-vous que le maquillage a eu lieu à Dallas ? Impossible, il n'avait pas le temps matériel. Et comment, avec de la cire ? Et personne ne s'en serait aperçu à l'autopsie, même pas le médecin personnel de Kennedy ? C'est plus que dur à croire. Dans le même domaine, Paris Match montre une photo et une radio du cadavre et implique qu'elles sont contradictoires. Cela a déjà été maintes fois dit. Robert Groden conclut que les documents sont truqués. David Lifton conclut que le corps est "maquillé". Vous leur emboîtiez le pas à tous les deux, aux dernières nouvelles. Mais le problème, c'est que ni vous, ni Groden, ni Lifton, à ma connaissance, n'avez de diplôme de médecine spécialisée ni de radiologie. Or, les médecins et experts qui se sont penchés sur la question (Wecht, entres autres) ne voient pas de contradiction entre ces documents... Alors ?

    +] Il n'y avait pas d'empreinte de Wallace sur le fusil d'Oswald. Vous l'admettez, je pense. Or, Il semble qu'il y en ait une sur un carton. Est-ce à dire que Wallace a mis des gants pour tirer, mais a oublié de les mettre quand il a touché le carton? Et où sont ces gants, au fait? Car il a été prouvé que les balles ont été tirées du fusil d'Oswald à l'exception de tous les autres. C'est scientifique. Comment expliquez-vous cela? Ou alors, Wallace n'a pas tiré. Et puis, une question me vient à l'esprit. Les empreintes digitales n'ont été identifiées qu'en 1998. Or, pendant toutes ces années, c'était des empreintes non-identifiées mais on connaissait leur existence. Mais alors, Johnson devait se douter que c'était celles de Wallace. Pourquoi ne les a-t-il pas fait disparaître? Pourquoi n'a-t-il pas demandé à Hoover de les enlever du dossier, puisqu'il savait que c'était celles de Wallace, son complice? Pourquoi les laisser là jusqu'à ce qu'elles risquent d'être identifiées? Vous ne répondez pas à cette question. Et puis, réfléchissons encore sur cette idée. En supposant que Johnson ait eu l'envie de faire assassiner Kennedy et ait lancé ce projet macabre, aurait-il été assez idiot pour risquer de se faire confondre, en envoyant un homme qu'il connaissait, ou par qui on aurait pu remonter jusqu'à lui? Ce n'est plus de l'imprudence, ni de la mauvaise organisation, mais de l'inconscience! Quoiqu'il en soit, sur ce sujet, il serait quand même bon de ne pas oublier une chose importante ; le FBI, mis au courant de ces empreintes, et après les avoir examinées, a affirmé qu'elles n'étaient pas celles de Wallace. De plus, d'autres spécialistes des empreintes digitales ont confirmé les conclusions du FBI, et donc contesté celles de Darby. En clair, ces spécialistes démentent que ces empreintes soient celles de Wallace. Je me garderais bien de donner mon avis, n'étant pas spécialiste du tout de la question, mais l'honnêteté vous oblige à dire à vos lecteurs que la version que vous défendez — que les empreintes retrouvées sont celles de Wallace — est contestée par des gens compétents.

    +] Et surtout, pourquoi Johnson aurait-il tué Kennedy? Comme le disait mon professeur en DEA, il n'y a pas eu de changement radical de la politique américaine après la mort de Kennedy. Il n'y pas eu de coup d'état, avec un changement de régime, qui nécessitait la mort de l'ancien président. Non, Johnson a gardé les principaux collaborateurs de Kennedy avec lui. Et pour beaucoup, en politique intérieure, il a appliqué le programme de JFK, allant même plus loin en matière de droits des minorités (allant à l'encontre de la volonté des durs du Texas, d'ailleurs). Alors, qu'est-ce qui a changé entre JFK et LBJ ? La guerre du Vietnam? Oui, mais les plus grands historiens sérieux s'affrontent sur quelle aurait été l'attitude de Kennedy devant la guerre du Vietnam. Il est mort, et donc on ne peut que spéculer. Comme le dit Salinger, Johnson était face à une situation différente de celle que connaissait Kennedy. Les choses avaient changé. Cela s'est passé comme ça, mais on ne saura jamais si ça aurait été mieux ou moins bien avec JFK. Johnson a subi autant qu'il a choisi. Il est faux et trop simpliste de dire que Johnson a fait la guerre au Vietnam alors que Kennedy ne l'aurait pas faite. Donc, on en arrive à se demander quels sont les motifs de Johnson pour faire tuer Kennedy? Ou alors, c'est juste personnel ; il voulait être président tout de suite. D'accord. Mais comment a-t-il fait, alors, pour convaincre des tueurs (et tous les autres complices) de prendre des risques pour lui. Qui a été assez fou pour sacrifier sa vie pour que le vice-président, très ambitieux, devienne vite vite vite président ?... Et ils ont dû être nombreux, ces fous, pour réussir à tuer sans se faire voir, cacher la vérité, mettre l'enquête en défaut, etc. etc. Cent personnes au moins, toutes placées à des postes clés, qui ont pris des risques infinis, non pas par intérêt pour eux-mêmes, mais pour faire plaisir à LBJ, qui voulait être président sans attendre ! Quelle bonne raison ! Quel scénario crédible ! Mais Johnson est mort. Il ne peut plus se défendre. Que reste-t-il ? Un aveu de Johnson? Une lettre de sa main qui prouve son implication? Non, rien de tout ça. L'enregistrement que possède quelqu'un (Sol Estes) de quelqu'un d'autre (Carter) qui parle d'un autre (Johnson). C'est peu... Et Oswald, dans tout ça? Dans votre scénario, Wallace est donc présent avec Oswald au 5e étage du dépôt de livres? Donc Oswald a vu Wallace. Donc Oswald comprend que Wallace tue Kennedy (ou tout au moins tire sur lui). Et quand Oswald est arrêté, pourquoi, à aucun moment, ne dit-il pas qu'il a vu le vrai tireur? Pourquoi ne dénonce-t-il pas Wallace ? Car Wallace n'est pas son ami ; ils ne se sont jamais vus. Et même si Oswald est -- ce que je ne crois pas -- un agent secret chargé de surveiller ce qui se passe, il sait bien que Wallace n'est pas de son service, et encore moins un agent ou son supérieur. Donc il n'a pas à le protéger. Alors, pourquoi ne l'empêche-t-il pas de tirer, ou ne le dénonce-t-il pas ensuite? Pourquoi Oswald ne dit rien, alors qu'il voit bien que c'est lui qu'on accuse, c'est lui qu'on désigne comme coupable, c'est lui qui risque la chaise électrique pour avoir tué le président. Faut-il croire que Oswald, pauvre employé du dépôt de livres, voit un inconnu tirer sur le président, puis se fait arrêter par erreur, et choisit de ne rien dire, à ses risques et périls? C'est ridicule et idiot. Alors? De plus, on peut se poser la question de ce que Johnson avait à gagner contre ce qu'il avait à perdre, s'il organisait la mort de Kennedy? Il était déjà vice-président, et s'il était patient, il lui suffisait d'attendre cinq ans pour être président (comme pour Georges Bush Senior, vice-président de Reagan avant de devenir président lui-même). Mais s'il organisait la mort de JFK, et s'il était découvert, alors il allait tout droit à la chaise électrique, avec un déshonneur terrible. Pensez-vous qu'il était si assoiffé de pouvoir pour risquer cela? Cinq ans de patience, quand on est déjà vice-président, ce n'est pas insurmontable. C'est mieux que de vivre toute sa vie avec l'angoisse de finir sur la chaise électrique. Johnson était un être humain, fait de chair et de sang, et non pas je ne sais quel personnage inventé de roman policier. Il ne faudrait pas l'oublier.

    +] Monsieur Reymond, vous êtes jeune, énergique. Je n'ai rien de personnel contre vous (même si par le passé vous avez refusé de débattre contre moi). Je vous laisse le bénéfice du doute ; peut-être avez-vous raison ; peut-être avez-vous trouvé le coupable, après tout. (Enfin, ce serait plutôt Nathan Darby et Barr McClellan, mais bon). Personnellement, après des années de recherche, et après avoir lu à peu près tout ce qu'il était possible, je crois à la culpabilité d'Oswald. Mais je n'ai rien à vendre ni à défendre (si ce n'est le bon sens, l'esprit critique, l'objectivité et l'honnêteté). J'envisage tout à fait la possibilité d'être convaincu demain que je suis dans l'erreur depuis des années. Je n'hésiterais pas à avouer publiquement que je m'étais trompé, si c'était le cas. Si Johnson est coupable, moi, ça ne m'enlève rien. Mais je dois vous dire que vous n'avez pas été convaincant jusqu'à présent. Votre dernier livre (ainsi que le documentaire de Canal+ l'accompagnant) ne sont pas satisfaisants, loin s'en faut. Vous n'avez pas du tout réussi à prouver votre thèse. Vous avez laissé trop de questions sans réponses. Je reste donc sur mes positions, et je prends le public à témoin. J'invite toutes les personnes intéressées par l'assassinat de Kennedy à lire cette lettre ouverte et à nous donner, à vous et à moi, en toute objectivité, leur avis. Et pour tout vous dire, j'ai peur pour vous ! Oh, bien sûr, je comprends que, comme vous obtenez du succès en écrivant des livres criant au complot, vous n'ayez pas très envie de tuer la poule aux œufs d'or en vérifiant trop scrupuleusement vos théories, ou en débattant objectivement avec des personnes capables, au risque — peut-être — d'avoir à constater que vous vous êtiez trompé. C'est une réaction humaine… Mais bon, il reste quand même des gens, parmi vos lecteurs, qui gardent une idée en tête : savoir la vérité. Ils aimeraient que vous les aidiez. Montrez-nous qu'ils ne sont pas naïfs à l'espérer !
    Francois Carlier




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    Diego Verdegiglio
    Post: 459
    Registrato il: 18/11/2002
    Veterano
    00 22/02/2004 18:35
    La giusta risposta diCalier mi sembra illuminante sull'imbecillità che ci circonda, mi pare.Grazie
    Diego Verdegiglio
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    Diego Verdegiglio
    Post: 462
    Registrato il: 18/11/2002
    Veterano
    00 01/03/2004 01:41
    Ho preso nella sede diVOYAGERil testoCOMPLETo(55min.)della puntata su JFK,di cui avete visto16min.
    Diego Verdegiglio
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