00 09/01/2005 01:14
Risposta per Marco
Caro Marco, la questione che Lei pone è ovviamente stata trattata più volte in questo Forum. Le riporto anche in questo caso ciò che ho scritto nel mio libro, facendoLe notare che, riportando il parere di Perry, tutti coloro che insinuano il dubbio di uno sparo frontale evitano come la peste tutte le premesse cautelative e dubitative dei medici,i quali più volte affermano di non poter dare risposte sicure e di non poter trarre conclusioni certe. Ovviamente, parole al vento. Perry, preso in castagna dalla malizia dei giornalisti, quando si trattò di parlare alla stampa dell'assassinio di Oswald si fece estremamente guardingo e rilasciò solo un'attenta e ponderata dichiarazione scritta.Lascio a Lei le conclusioni sulla faccenda.


IPOTESI: I medici dell ' ospedale Parkland dissero che un proiettile aveva prodotto una ferita d ' ingresso nella gola di Kennedy e si era fermata nel torace.

RISULTANZE: Questo non è esatto. Le radiografie dell ' intero cadavere di Kennedy non hanno evidenziato nessun proiettile, intero o in frammenti, nel torace. Gli unici frammenti estratti sono quelli rinvenuti all ' interno del cranio devastato dalla terza pallottola. I medici del pronto soccorso di Dallas avevano solo il compito di salvare la vita al Presidente, non di esaminarne il corpo o gli abiti per accertare le cause del decesso. Se così fosse, autopsie e medici legali non servirebbero.
Le dimensioni ridotte del foro sotto il pomo d ' Adamo, valutato dal dottor Perry in "cinque - otto millimetri al massimo", inducono il chirurgo a ipotizzare in un primo tempo una ferita d ' entrata. Non è così. L ' analisi autoptica della ferita posteriore alla spalla (il cui "orletto di detersione" ha senza alcun dubbio le caratteristiche di un colpo in entrata), l ' analisi delle fibre della giacca, della camicia e della cravatta del Presidente, le contusioni sugli organi interni posti fra la zona soprascapolare destra e la gola, la velocità iniziale molto alta (oltre 650 metri al secondo) della pallottola corazzata calibro 6,5 entrata da dietro e uscita anteriormente senza toccare ossa, provano che la ferita alla gola è di uscita. L ' assenza di tracce metalliche sul nodo della cravatta e sull ' asola del colletto della camicia, trapassati dal proiettile, si spiega con il fatto che una pallottola corazzata di quel tipo, e in quelle condizioni, dopo l ' ingresso nei tessuti molli del corpo, viene "ripulita", durante il passaggio, dalle impurità raccolte nella canna dell ' arma al momento dello sparo. A ciò si aggiunga che, mentre il lavoro viene interrotto per l ' arrivo da Dallas di alcuni frammenti cranici rinvenuti in Elm Street e nella limousine, Finck tenta inutilmente di sondare il foro alla spalla. Non trova una via che indichi un solco di proiettile e, in un primo tempo, ne deduce che non vi è foro d'uscita. Gli agenti dell ' FBI, James Sibert, Francis O'Neill e Robert Gemberling, che assistono all ' autopsia, si precipitano al telefono e informano i loro superiori che i medici non hanno trovato un esito al proiettile penetrato posteriormente. Solo la mattina dopo Humes ha un colloquio telefonico con il dottor Malcolm Perry. Il medico di Dallas gli spiega che, sotto il pomo d ' Adamo, ha eseguito una tracheotomia partendo da un piccolo foro sanguinante, largo al massimo otto millimetri. Attraverso questi ed altri dati, riferiti agli organi interni del cadavere, Humes è in grado di scrivere un referto che indica il passaggio di una pallottola dalla spalla alla gola del Presidente. Perry è tuttavia responsabile di alcune dichiarazioni avventate, che, nonostante le sue correzioni e i chiarimenti successivi, saranno materia di congetture e ipotesi per i decenni a venire. Nella conferenza stampa delle ore 15,00 al Parkland Hospital, incalzato dai giornalisti, risponde che la ferita alla gola poteva anche essere d ' entrata. Scoppia il pandemonio. Agenzie stampa e TV riportano, senz ' altro, che il Presidente è stato colpito anteriormente. Come giustamente nota William Manchester, "il guaio, nell ' arrendersi ai giornalisti, è che non ci sono mai condizioni. La capitolazione è totale. Sei fortunato se non sei da loro coinvolto anche dal lato più personale".

Diego Verdegiglio