Sono appena tornato da Londra. Questa mattina è successo il patatrac. Bombe in metropolitana. Ho subito pensato che al mio abbonamento alla Underground: avrò fatto una ventina di viaggi con il Tube e un’amica, che sono andato a trovare ieri l’altro, abita proprio dietro Aldgate. È la casualità della vita: mi fossi fermato qualche giorno in più, forse oggi non sarei qui.
Il nostro forum non è e non vuole essere un contenitore di qualunque notizia. Tutt’altro: è e resterà uno spazio monotematico. Ma una parola va spesa, in casi come questi.
Sta a ciascuno di noi capire da che parte sta il giusto e da che parte lo sbagliato; chi usa la violenza gratuita come arma politica o di ricatto, chi ritiene di portare avanti le proprie battaglie ideologiche sistemando ordigni e facendo strage di innocenti è un barbaro criminale, e come tale va trattato.
Da parte nostra c’è un’altra considerazione che si può fare, alla luce delle conoscenze acquisite in tanti anni di studio di un assassinio politico, quello di un Presidente degli Stati Uniti.
C’è chi fa informazione, in tutti i campi, di qualità, chi meno e chi ne fa scempio. C’è chi, istituzionalmente, ritiene che l’informazione vada filtrata, ammorbidita, a volte celata per difesa dei potenti. C’è chi prova a dire la verità, con difficoltà, criticando se c’è da criticare, senza ossequio supino al potere. All’estremo opposto c’è, poi, chi è “contro”, sempre e comunque. Chi mette in discussione le basi democratiche dell’Occidente, la legittimità dello Stato, chi ritiene i governi democratici alla stregua di assassini al pari di quelli che oggi, ma troppe volte nel recente passato, hanno falciato vite indiscriminatamente. Chi pensa allo Stato come lo dipinse George Orwell in “1984”, il Grande Fratello.
Si può essere o meno in accordo con la nostra Europa, la moneta unica, la Costituzione europea, si può criticare la politica economica dei G8. Ma considerare gli Stati moderni, le istituzioni democratiche come assassini, ladri, mentitori, macchine di morte guidate da criminali assetati di denaro e potere significa mettersi dalla stessa parte di chi traduce in atti questi pensieri. Se si considera uno Stato come un assassino, del resto, gli si muove guerra.
Per questo motivo è importante che tutte le persone dotate di buon senso e di rispetto per le istituzioni (le istituzioni, non necessariamente le singole persone che, temporaneamente, ne ricoprono gli incarichi) si facciano, con forza, portatrici di un messaggio chiaro. L’Italia, così come gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Francia, la Spagna, e tutte le nazioni basate su un sistema democratico va difesa dagli attacchi, anche quelli virtuali, quelli verbali, perpetrati da chi tenta di scardinare i valori fondanti su cui è costituito un Paese e che porta avanti la propria opera, non importa con quale successo, diffondendo notizie false, denunciando crimini inesistenti, spargendo terrore e preoccupazione fondati sul sospetto che chi ci governa sia la stessa mano che ci uccide.
L’Italia siamo noi, non è Berlusconi, non è Prodi, come gli Stati Uniti non sono Bush e i petrolieri texani, ma sono i cittadini americani. Per quanto corrotto possa rivelarsi un organo politico la forza e la legittimazione dell’operato delle istituzioni democratiche vanno strenuamente difese da tutti i cittadini del consorzio sociale contro coloro i quali vorrebbero assimilare un Esecutivo, per quanto criticabile e lontano dalle proprie idee politiche, alle squadriglie naziste o ai terroristi islamici.
Nella divergenza, anche radicale, di opinioni resta fondamentale il rispetto delle regole del gioco, ossia della vita civile, del patrimonio della vita democratica di uno Stato. Chi non le accetta, queste regole, deve sapere che si pone automaticamente fuori da questo sistema, spalla a spalla con chi lo vorrebbe abbattere a colpi di dinamite, di aerei dirottati, di teste tagliate.