00 12/09/2005 22:07
In verità, la discussione sulla Federal Reserve si puo' far risalire all'Ottobre del 2001!

Eccola:
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Subject: Verdegiglio e Forum: commento, proposta e relax

Author:
Stefano F.
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Date Posted: 08:56:46 10/24/01 Wed
-----Relax: ovvero l’ennesimo complotto---------

In questo momento di tristezza, termino anch’io con “il complottino del giorno” rilanciando nel forum una piccola scoperta nella rete. E’ un articolo - si può dire? - di storia dell’economia che riprendere, (forse è la fonte stessa), una delle invettive dell’irriducibile e fugace sig. Giovanni.
Lei credeva, Verdegiglio, che la lista dei possibili mandanti del complotto fosse completa? Ora leggerà dove si può osare. L’articolo, di pochi mesi fa, è, come dicevo, apparentemente di politica economica Usa con riferimenti all’attualità. Finisce con una sentenza inappellabile: l’oscuro mandante dell’omicidio del secolo è la Federal Reserve Bank! E pensare che ogni piccolo risparmiatore, quando la curva della borsa si atteggia a tristezza, eleva una implorazione laica proprio ad essa, il San’Antonio della finanza, la tetragona Federal Reserve Bank.
Sono graditi eventuali commenti. Buona lettura e scusate questo mio post un po’ raffazzonato, ma l’ho scritto di getto rispondendo all’appello del fortino…

Cordiali saluti a Verdegiglio e a tutto il forum.
L’ULTIMO PRESIDENTE CHE ABBIA SFIDATO LA FEDERAL RESERVE
Il Presidente John Fìtzgerald Kennedy è stato, ufficialmente, l’ultimo Presidente che abbia sfidato il Sistema della Federai Reserve -e guardate cosa gli è capitato. Le circostanze che fanno da sfondo all’assassinio del Presidente Kennedy restano, nel migliore dei casi, poco chiare. Quello che tuttavia si sa è che Kennedy era, sotto molti punti di vista, un indipendente il quale, in veste di Presidente, spesso agiva per l’appunto in modo indipendente e a volte in diretto contrasto con le finalità di molti potenti gruppi d’interesse annidati a Washington; uno dei più potenti fraquesti era la Fed.
L’economista Seymour Harris ha descritto Kennedy come “di gran lunga il più accorto Presidente di tutti i tempi nel campo dell’economia in generale”. Il prof. Donald Gibson, nel suo libro del 1994 dal titolo Battling Wall Street The Kennedy Presidency, documenta gran parte del programma economico di Kennedy, fra cui:
• Proposte fiscali per reindirizzare gli investimenti esteri delle società statunitensi;
•Distinzione, nella riforma fiscale, fra investimenti produttivi ed improduttivi;
• Eliminazione dei privilegi fiscali delle società di investimento globale con sede negli USA;
• Giro di vite nei confronti dei pàradisi fiscali stranieri;
• Sostegno alle proposte dì eliminazione dei privilegi fiscali dei ricchi;
• Proposta di aumento delle tasse per le grandi compagnie petrolifere e minerarie;
• Revisione del credito d’imposta sugli investimenti;
•Avanzamento di una proposta per espandere i poteri del presidente allo sscopo di contrastare la recessione.
Il Presidente George W. Bush, per sostenere la sua proposta di tagli alle tasse, ha accuratamente dimostrato come Kennedy, nel 1961 fece approvare un taglio delle tasse ben più ampio e sostanzioso di quello che egli stà attual mente proponendo. All’epoca Kennedy espresse una profonda comprensione del principio economico di lasciare la massima quantità possibile di capitale alla fonte della produzione, cioè al contribuente. La maggior parte degli economisti concorda sul fatto che il taglio alle tasse di Kennedy contribuì in larga misura alla prospera economia degli anni ‘60; ed il taglio operato dal Presidente Reagan nel 1981 contribuì alla prosperità del decennio ‘80- 90. In merito alla Fed James J. Saxon, controllore valutano di Kennedy, incoraggiò una politica di più ampi poteri negli investimenti e nei prestiti alle banche non affiliate alla Fed. Ciò avrebbe comportato l’istituzione di tassi di interesse, da parte di queste banche e mutuanti indipendenti, che avrebbero potuto competere con quelli concessi dalla Fed e le sue affiliate. Saxon inoltre decise che queste banche ed istituti non-Fed avrebbero potuto sottoscrivere l’emissione di obbligazioni a livello locale e nazionale, ambito che era stato di competenza esclusiva delle banche affiliate alla Fed. Queste politiche causarono un forte contrasto fra l’amministrazione Kennedy ed il potente sistema bancario centrale; la Fed cerca di aumentare ulteriormente le sue prerogative di monopolio sull’emissione di valuta e sulle decisioni relative ai tassi di interesse. Nel giugno del 1963 il Presidente Kennedy autorizzò, tramite il Ministero del Tesoro Statunitense, l’emissione di oltre 4 miliardi di dollari USA in “Banconote degli Stati Uniti” senza interessi. Questa straordinaria iniziativa eluse completamente la Fed, la quale si aspettava di essere chiamata in causa per prestare valuta - con interessi a proprio beneficio - al governo americano. Forse Kennedy calcolò che questa valuta àvrebbe ridotto il debito nazionale evitando l’incombenza di pagare gli interessi alla Feti. L’ultima volta che un Presidente cercò di fare una cosa analoga fu nel 1862, quando Abramo Lincoln autorizzò l’emissione di valuta per un valore di 450 milioni di dollari statùnitensi senza interessi - all’epoca noti col nome di “greenbacks” - tramite il Ministero del Tesoro, piuttosto che prendere a prestito denaro dal sistema bancario. Lincoln affermò: “Un governo che dispone del potere di creare ed emettere valuta....non ha bisogno e non dovrebbe prendere a prestito capitale a interesse... Il privilegio di creare e di emettere valuta non è solo una prerogativa suprema del governo, ma anche la massima opportunità creativa del governo stesso”.
E una coincidenza affascinante il fatto che i Presidenti Abramo Lincoln e John E Kennedy siano stati entrambi assassinati. Kennedy, durante la sua troppo breve presidenza, si oppose a molti interessi potenti, alcuni dei quali presenti nel suo stesso governo, come quelli rappresentati da McNamara, Rusk, Rostow e i fratelli Bundy, che invocavano la guerra in Vietnam, La vedova di Lee Harvey Oswald, accusato dell’assassinio, nel corso di un’intervista del 1994 con lo scrittore A. J. Weberman, ha affermato quanto segue: ‘La risposta all’assassinio di Kennedy sta nella Federal Reserve Bank. Non sottovalutate questo aspetto. È sbagliato addossare la colpa a [l’agente della CIA Jamesj Augleton ed alla CIA soltanto per se. Si tratta solo di un dito della stessa mano. Quelli che forniscono il denaro stanno al di sopra della CIA”.
(Fonte.~di Chuck Morse, 29marzo2001, www.chuckmorse.com)

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Subject: Trovo le Sue considerazioni molto appropriate e Le rispondo punto per punto

Author:
Diego Verdegiglio rilegge con piacere e saluta StefanoF.
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Date Posted: 12:38:19 10/24/01 Wed
egregio Signor Stefano,
(cut...)
5) In effetti la Federal Reserve Bank mi mancava, ha ragione Lei (mi sembra di tornare ai tempi delle figurine Panini, quando nell'album rimanevano spazi vuoti di figurine ancora da trovare). Ovviamente, l'articolo non dice minimamente che gran parte dei provvedimenti finanziari ed economici di Kennedy fu confermata da Johnson, per cui non si vede la necessità di uccidere JFK. In quanto alla moglie di Oswald, poveretta, è quasi ormai sull'orlo della psicopatia: ha rilasciato centinaia, se non addirittura migliaia, di dichiarazioni e interviste e ormai non distingue più ciò che veramente ha vissuto e ciò che tutti gli intervistatori le hanno fatto credere di aver vissuto. Bombardata da sempre nuove "rivelazioni" e da supposte "scoperte" sulle attività del marito, può essere manovrata a piacimento ed è esibita in convegni e conferenze come "prova" ora di questo ora di quello. La sua memoria è rimasta lucida fino al 1978 (indagini Warren, Garrison e HSCA), poi si è chiusa in sé stessa protetta dal marito e dalle figlie (non ha mai superato lo shock dell'esumazione del cadavere del marito nel 1981, dato che un "ricercatore" complottista sosteneva che nella sua tomba fosse sepolto un sosia) per essere "riesumata" in occasione del film di Stone (1991)e riportata nel circo delle interviste "esclusive" e delle "rivelazioni".

Mi auguro di leggerLa presto e La saluto cordialmente. Diego Verdegiglio

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Stefano