00 01/08/2006 20:31
Ciao Fabio e grazie per il tuo intervento.
L'impressione che ti sei fatto, leggendo credo interventi e discussioni risalenti a mesi se non ad anni fa, è in parte corretta; certi errori e certe esagerazioni sono tuttavia serviti, credo, a capire che l'atteggiamento non deve essere di chiusura né tantomeno di scontro. Al massimo, se il dialogo non è possibile, si fa un passo indietro.

Venendo alle tue perplessità:

a) molti di coloro che sono giunti alla conclusione che il colpevole fu il solo Oswald erano complottisti, quindi non è esatto ritenere che si voglia a priori negare ogni discussione;

b) noi qui trattiamo del caso Kennedy e solo di quello. Nel caso Kennedy non ci furono complotti e questo lo si è capito analizzando i fatti. Prima si analizzano i fatti, poi si arriva alle conclusioni: se invece - come anche chi scrive faceva anni fa - si parte chiedendosi chi possa aver tratto vantaggio da un fatto storico o, peggio, ritenendo a priori i rappresentanti delle istituzioni responsabili di ogni episodio passato, presente e futuro è difficile analizzare correttamente un crimine. Se sono stati uccisi cento re nella storia non si può a priori ritenere che ogni re morto sia stato ucciso. La teoria del complotto non è stupida di per sé, è però ingenuo, errato, miope filtrare la storia con l'occhio del sospetto complotto: si finisce per creare una storia parallela, governata da un Grande Vecchio che decide vita, morte, opere di tutti. La cultura del sospetto, poi, conduce al paradosso. Se qualcuno si prende la briga di stabilire ciò che è vero e ciò che è falso si potrebbe ben iniziare a dubitare del fatto che Napoleone sia esistito, che i Romani abbiano costruito il Colosseo... Si arriverebbe al punto di non poter più dire nulla sul presente né sul passato.
Questa non è una scusa per "bersi tutto" come invece dice chi, anche in buona fede, non credendo per partito preso a tutto quello che gli viene detto rinfaccia l'ingenuità ai "moderati". Ma avere una propria idea non significa pensare sempre al peggio, all'estremo, perché se si studia la storia si capisce che la vita umana è pervasa dal caso, dal fato, da catene di eventi incontrollabili tra loro se non da una Divinità che intervenga nei fatti terreni.
Escludere gli eventi naturali e la singola persona dalla storia significa non conoscere le dinamiche delle società umane e non rendersi conto che un solo uomo (come Oswald) può, in dieci secondi, cambiare un intero Paese centrando un bersaglio. Chi di noi non avrebbe l'opportunità di commettere - ho i brividi solo a pensarlo - un assassinio, anche di una personalità, senza aiuti e/o complici? Magari durante una visita, un comizio, un'inaugurazione?

Saluti e grazie
FF

[Modificato da Federico Ferrero 01/08/2006 20.32]

Federico Ferrero