00 04/01/2007 01:31
Cosa c'era nelle menti di Oswald e di Ruby?
Dal volume di Dale Carnegie "How to Win Friends and Influence People", N.Y.,1936-1981 (in Italia: RCS Libri,1994-2005), pp.27-31: "Il 7 maggio 1931 la più sensazionale caccia all'uomo mai svoltasi a New York era giunta al culmine. Dopo settimane di ricerche Crowley 'Two Guns', il famoso assassino che non fumava e non beveva, era con le spalle al muro, intrappolato dalla polizia nell'appartamento della sua amante in West End Avenue... Quando Crowley fu catturato, il capo della polizia E.P. Mulrooney dichiarò che 'Two Guns' era uno dei più pericolosi assassini della storia di New York... Non molto tempo prima, Crowley stava sbaciucchiando in macchina la sua ragazza, in una strada di campagna dalle parti di Long Island, quando un agente si avvicinò e gli chiese la patente. Senza dire una parola, 'Two Guns' tirò fuori la pistola e lo fece secco. Poi scese dalla macchina, prese il revolver dell'agente e per maggiore sicurezza gli scaricò addosso anche quello... Ma Crowley, indipendentemente dalle dichiarazioni altrui, che idea aveva di se stesso? Possiamo saperlo da una lettera che scrisse mentre era assediato nell'appartamento della sua ragazza... 'Sotto questi miei panni batte un cuore stanco ma gentile, che non farebbe male a una mosca'... Arrivato al braccio della morte di Sing Sing, non disse affatto qualcosa del tipo 'In fondo è la giusta punizione per i miei crimini'. Macché. Dichiarò invece: 'Questa è la ricompensa perché mi sono difeso!'.Morale della favola: 'Two Guns' era convinto di essere nel giusto. E' un atteggiamento diffuso fra i peggiori criminali. Se avete qualche dubbio, leggete questa frase: 'Ho speso i migliori anni della mia vita a procurare ai miei simili i migliori divertimenti, per aiutarli a vivere meglio, e la ricompensa è stata la calunnia e tutta un'esistenza da braccato'. E' Al Capone che parla. Esatto. Il 'nemico pubblico' più famoso d'America, il più famigerato gangster di Chicago. Ma anche Al Capone non si sentiva affatto in colpa, anzi, si considerava una specie di pubblico benefattore incompreso e calunniato. Anche Dutch Schultz, prima di cadere sotto i colpi di una banda rivale a Newark, intervistato da un giornalista, si definì 'un benefattore dell'umanità'. E lo credeva sul serio.A proposito di questo argomento, ho avuto un interessante scambio epistolare con Lewis Lawes, per molti anni direttore del famigerato carcere di Sing Sing: 'Pochi criminali a Sing Sing si considerano tali - disse Lawes - Hanno tutti più o meno, dal punto di vista umano, gli stessi comportamenti che potrei avere io, o lei. Così cercano di razionalizzare la loro devianza. Vi spiegano magari che hanno dovuto scassinare una cassaforte o borseggiare la gente per questo o quel motivo. Accampano ragionamenti più o meno logici per esplicare il loro comportamento antisociale, e alla fine si convincono che mai e poi mai avremmo dovuto chiuderli in prigione per quello che hanno fatto'.
Diego Verdegiglio