00 07/08/2007 15:14
E' dimostrato da come Oswald si comportò e da come si svolsero i fatti. Le invio alcuni paragrafi del mio libro, forse troverà opinioni e dichiarazioni che non conosceva. Mi scuso per lo spazio che prendo nel Forum.

"Il caos giunge a tal punto che Curry e Fritz sono costretti a organizzare una conferenza stampa del prigioniero a beneficio dei giornalisti. Dopo la mezzanotte, Oswald viene condotto nella sala-confronti. La raccomandazione, del tutto ignorata, è che i reporter non gli si debbano affollare intorno. Appena l ' ex - Marine fa il suo ingresso, viene assalito da una selva di obiettivi e di microfoni. Domande concitate si accavallano in una confusione indescrivibile. Ammanettato tra due agenti, il sospetto continua a essere calmo, controllato: protesta tranquillamente la sua innocenza per l ' assassinio di Tippit. Nessuno gli ha detto ufficialmente di essere accusato dell ' attentato a Kennedy; chiede assistenza legale e sostiene di ignorare in base a cosa sia stato arrestato. Il detective Richard Sims dirà in seguito: "Era calmo e niente affatto nervoso, aveva il pieno controllo di sé". Aggiunge l ' ispettore Harry Holmes: "Mi colpì il fatto che sembrava che godesse della situazione immensamente. Godeva della pubblicità e di ogni cosa potesse capitargli". L ' agente speciale dell ' FBI James Bookhout ricorderà: "Ogni volta che si faceva una domanda pertinente all ' indagine, era proprio il tipo di domanda a cui Lee non voleva rispondere".
Il detective Jim Leavelle: "Non l ' ho mai sentito alzare la voce... Sorrise tutto il tempo, una specie di smorfia, in realtà come se sapesse qualcosa che gli altri non sapevano... Non ammetteva e non confessava niente, negava tutte le prove contro di lui che avevamo in mano, compresa la tessera trovata nel suo portafoglio intestata a Hidell. Capita spesso che i criminali si comportino così". Il suo amico Michael Paine decide di non andare a trovarlo in prigione: "Quando lo vidi in TV fui stupito dalla sua arroganza, ma lo conoscevo abbastanza bene per capire che assomigliava al gatto che aveva appena inghiottito il canarino. Aveva l ' impertinente soddisfazione di uno che aveva tirato il colpo audace per la sua causa. Sono sicuro che per lui la violenza fosse l ' unico metodo per risolvere i problemi del mondo." Aggiunge lo scrittore Albert H.Newman: "No, Oswald non era pazzo. Definirlo folle è troppo vago. Coloro che lo interrogarono lo trovarono molto lucido e preciso. La situazione lo divertiva, come un grande gioco. Soprattutto Oswald era perfettamente informato di tutti i suoi diritti costituzionali di imputato. No, non era pazzo. L ' assassinio fu però un atto di follia". Ricorda il cronista Alonzo Lonnie Hudkins: "Non sudava, era il più calmo di tutti in mezzo a quella confusione. Aggirò la mia domanda sull ' assassinio di Tippit... Hanno ucciso un poliziotto? chiese con quel suo sorrisetto. Mi veniva voglia di dargli un pugno". Dice l ' agente dell ' FBI James Hosty: "Non credo che sarebbe crollato. Avrebbe continuato con il suo controllo e il suo sangue freddo. Era il più calmo di tutti". Conclude Edward Jay Epstein: "Mentii sul possesso del fucile, sulle foto e sul nome falso Hidell. La sua ostinazione a negare su questi punti per me dimostra che sapeva di essere colpevole".
La confusione è al culmine. Dopo tre minuti, Fritz mette fine alla conferenza stampa e ordina che il prigioniero sia ricondotto nella sua cella. Prima di farlo riposare, gli viene contestata, ufficialmente, in base alle prove raccolte nel frattempo, l ' ipotesi di reato per l ' attentato contro John Kennedy e John Connally.
Fuori da quel terzo piano del municipio si scatena il finimondo. La famiglia Oswald e i Paine vengono interrogati e messi sotto protezione: si temono rappresaglie contro di loro. Marina, Marguerite e le due bambine di Lee vengono prese in consegna dal Servizio Segreto e da due giornalisti di Life che le hanno contattate per un ' esclusiva e trasferite, di nascosto, prima all ' Hotel Adolphus, poi all ' Executive Inn e infine all ' Hotel Six Flags. Sorgono problemi giuridici e conflitti di competenza. La procedura legale, calpestata in quelle ore frenetiche, rischia di rendere inammissibili le prove raccolte e determinare, in appello, un annullamento della sentenza. Sussiste anche la preoccupazione che il processo contro Oswald possa essere invalidato, a livello federale, dall ' illegalità commessa al Parkland Hospital dagli agenti del Servizio Segreto che hanno trasportato fuori dalla Contea il cadavere di Kennedy prima dell ' autopsia. Dallas e il Texas non vogliono finire sotto processo: Oswald è nato a New Orleans, non è un Texano. Come potrebbe infatti un cittadino di Dallas, per bene e sano di mente, professarsi marxista - leninista? La città si sente e vuole essere considerata estranea all ' assassinio e vuole presto dimenticare. Scrive Oriana Fallaci: "Ha detto a Life l ' eminente cittadino di Dallas J. M. Shea jr.: Noi siamo la ricca, orgogliosa Dallas, e non abbiamo mai accettato lezioni di umiltà da nessuno, neanche da un presidente assassinato... E il nuovo sindaco Eric Jonsson: No, non mi piaceva Kennedy, non andavo d ' accordo su nulla con lui. Pochi a Dallas andavano d ' accordo su qualcosa con lui"...La mia hostess è una bellissima ragazza di Dallas dal viso d ' angelo. Mi ha coperta di premure durante l ' intero volo e continua a sorridermi perché le ho detto che non porterò fiori sul luogo dove fu ucciso Kennedy. Oh, dice, è disgustoso il numero di persone che vanno lì a portargli fiori. Neanche fosse un santo. Neanche fosse morto crocifisso. Neanche stessero per canonizzarlo. Puaf!. La mia hostess odiava Kennedy quanto ama Goldwater". Mentre l ' attesissima partita nazionale Harvard - Yale prevista per il giorno dopo viene sospesa in segno di lutto, la maggior parte dei licei di Dallas continua i preparativi per giocare la stessa sera dell ' assassinio sui campi illuminati dai riflettori.
Aggiunge Raymond Cartier: "Dallas sudista, conservatrice e razzista non amava Kennedy vivo e ora detesta Kennedy morto. Perché non è andato a farsi uccidere altrove? Banchieri e assicuratori lamentano che questa storia danneggia il buon nome della città e nuoce al business, agli affari. Tutto qui." L ' Europeo del 10 maggio 1964 riporta che "John Connally, il Governatore del Texas che fu ferito accanto a Kennedy, ha tenuto una conferenza per difendere lo Stato dalle accuse mossegli in seguito all ' attentato... e ha detto che coloro che dicono che i Texani sono incivili, sono a dir poco puerili". Tutto va risolto al più presto, sistemato, normalizzato, archiviato. Dallas deve recuperare i suoi fasti. Il suo prestigio non deve essere intaccato e la Dealey Plaza deve tornare a essere solo un incrocio di strade nei pressi della ferrovia. Per la città tutto è risolto, il "comunista" assassino è stato catturato, qualunque indagine in altre direzioni viene sospesa. L ' aeroporto, la stazione e la frontiera col Messico sono aperti al traffico normale. Vengono smobilitati i posti di blocco sulle autostrade in uscita da Dallas. Le prove raccolte vengono inviate a Washington, dove l ' FBI è già all ' opera per esaminare la vettura presidenziale.
Sabato 23 novembre Oswald viene ricondotto nella sua cella dopo l ' una e trenta del mattino. Sulla sua branda, sorvegliato a vista, dorme tranquillamente per circa sette ore. La mattina dopo viene trasferito al terzo piano verso le dieci e venticinque e interrogato per un ' ora dal capitano Fritz. Un breve pasto in cella e alle dodici e trentacinque lo si riporta in ufficio per un altra mezz ' ora di interrogatorio: continua a negare tutto con freddezza e a lamentarsi della brutalità "nazista" degli inquirenti. Lui e le sue foto con il fucile? Un fotomontaggio della polizia per incolparlo. La sua pistola? Sì, la porta addosso come molti in Texas. Il fucile trovato nel deposito di libri? Mai visto prima. I nomi falsi sulle tessere trovategli in tasca? Anche questa una montatura della polizia. Sono solo due i momenti in cui Lee si lascia prendere dall ' ira: il primo quando entra in ufficio un agente dell ' FBI, che si qualifica come James Hosty. Lee ricorda questo nome. E' l ' agente che con le sue visite a casa dei Paine ha spaventato a morte sua moglie Marina. Il secondo scatto di nervi avviene quando il vicesceriffo Roger Craig fa sapere alla Centrale di aver visto, dopo l'attentato, tre uomini fuggire su una station wagon Nash Rambler di colore chiaro. Ruth Paine ha una macchina di questo tipo, una Chevrolet Station Wagon 1956: "Lei non c'entra! Lasciatela fuori da questa faccenda!" esclama rabbioso Lee.
Dalle tredici e dieci alle tredici e trenta ha modo di incontrare in parlatorio sua madre e sua moglie Marina, che ha con sé le due figlie. Marina ricorderà: "Sapevo già che era stato Lee... Lo guardai negli occhi e capii subito che era colpevole, ma deviò il mio sguardo. Parlò delle bambine, mi disse che si sarebbe chiarito tutto, che non dovevo preoccuparmi. E chiedeva ancora di rintracciare l'avvocato Abt. Tra le quattordici e quindici e le quattordici e quarantacinque viene condotto a un nuovo confronto davanti a testimoni oculari. Alle quindici e trenta riceve, per dieci minuti, la visita di suo fratello Robert. Tra le sedici e le sedici e trenta chiama Ruth Paine, pregandola di tentare ancora di rintracciare l'avvocato Abt. Alle diciassette e trenta va a trovarlo H. Louis Nichols, presidente dell'ordine degli avvocati di Dallas, che gli offre assistenza legale: Oswald rifiuta. Chiede ancora che venga rintracciato in primo luogo Abt o, in sua vece, un altro avvocato dell ' Unione Americana per le Libertà Civili. Dalle diciotto alle diciannove e quindici subisce un altro interrogatorio. Alle venti telefona nuovamente a casa Paine, chiedendo di Marina, ma Ruth gli risponde che è andata via insieme a sua madre Marguerite e alle bambine.
Nel frattempo Wade, Curry e Fritz rilasciano senza sosta interviste ai giornalisti che affollano il terzo piano. Fritz dichiara: "Il caso è risolto. Ci sono tutte le prove della colpevolezza di Oswald". Egli precisa che l'obiettivo di Oswald era proprio il Presidente e non Connally, che il bersaglio poteva essere raggiunto solo da un tiratore scelto come Oswald e che ci sono prove sufficenti per condurre l ' ex - Marine davanti al Grand Jury. Il procuratore distrettuale aggiunge: "Abbiamo prove sufficenti per credere che solo Oswald abbia ucciso il presidente Kennedy.... Tra poco lo mando dritto alla sedia elettrica".
Bill Alexander è stupito dall'insistenza con cui Oswald chiede di John Abt, noto penalista di sinistra. Egli ricorderà in seguito: "Cominciavo appena a conoscerlo e il mio primo pensiero fu Ehi, questo figlio di puttana è veramente un comunista! Non eravamo una forza di polizia internazionale: avevamo due omicidi in mano e volevamo risolverli... Il mio timore era che, quando si gioca con un ideologia come il comunismo, non si sa cosa può venirne fuori. Perciò detti ordini di rinchiudere e sorvegliare Oswald in modo che nessuno potesse portarcelo via, compresi gli agenti federali, con cui non avevamo un buon rapporto". A ciò si aggiungano le già citate rivalità tra le forze dell ' ordine: le ingerenze dei i servizi federali sono insopportabili per qualunque buon Texano e lo saranno sopratutto dopo una circostanza drammatica come l'assassinio di Oswald per mano di Jack Ruby, un altro "straniero", uno yankee di Chicago," con le aggravanti- aggiunge Alexander - di essere Ebreo e gestore di night club ". Dirà un poliziotto di Dallas al giornalista Franco Nencini: "Se avessero lasciato fare a noi di Dallas, non sarebbe successo niente. Invece ci fu un ' invasione di tutti quei cervelloni di Washington e dell'FBI e, si sa, con la confusione può succedere tutto. Dallas è una città tranquilla,capito? Scrivilo..."
[Modificato da Diego Verdegiglio 07/08/2007 15:16]
Diego Verdegiglio