00 03/10/2007 11:00
Non è silenzio, è non voler infierire. Anche perché nel merito non mi è stato risposto niente: non si spiega il perché delle pesanti parole riportate in questi anni sul mio conto, soprattutto. Da anni vengo regolarmente etichettato come un prezzolato Cia, un disonesto, uno da manicomio: ho riportato testualmente affermazioni offensive, che confermo essere veritiere (cioé riferibili a Colzani): ebbene non una riga di scusa (che non mi aspettavo), non una riga di replica.

Solo non mi è chiaro un passaggio: l'invidia. Mi dovreste spiegare perché dovrei essere invidioso di un ragazzo che da anni scrive di tutto (in male) nei miei confronti. Forse dovrei fare mio il detto mussoliniano sui nemici, di cui ho letto? Mah.

Basta così, comunque. Gli insulti sono lì, sotto gli occhi di tutti. E non è che mi suscitino invidia (?), solo preferirei non ci fossero. Una cosa, attenzione con le parole ma davvero. Perché dare del patetico, o consigliare l'internamento in manicomio è un'offesa gratuita, bella e buona. Che senso ha continuare (è Targix che mi ha fatto il collage, io non ne ero a conoscenza) a parlare di me su un forum apostrofandomi in maniera offensiva? Non sarebbe il caso di smetterla?

Vorrei evitare davvero che qualcuno continuasse a rievocarmi, non posso farlo: posso solo esigere che ci si mantenga nell'alveo della civiltà. Se si sa cos'è.

FF

A proposito di invidie: sì, giornalisti si diventa anche "sic et simpliciter", se si ha qualche qualità. Se non la si ha o non ci si riesce, o ci si fa raccomandare. Ovviamente, come indica Colzani, io sono un raccomandato. Da me stesso, ma sono un raccomandato. E
fare del sarcasmo copincollando (male, peraltro: il soporifero in questione non sono io, come si evince dalla fonte della frase un commento su Clerici e Tommasi, invidie a parte, funziona male se non si conoscono le cose: Rino e Gianni non vanno rimpianti perché né sono morti né sono in pensione: continuano a lavorare regolarmente per Sky Sport.

Secondo PS: Mazzucco, visto che si presta volentier a farsi latore di polemiche a distanza, chieda a Colzani con che coraggio si può intitolare una sequela di insulti a mio carico "L'invidia è un brutto male" (a meno di una clamorosa e/o involontaria autoironia!) e introdurla con questa frase: "Dopo anni di diffamazioni gratuite, c'è sempre qualche volenteroso che continua a insultarmi... Come diceva qualcuno Molti nemici, molto onore, ma se devo considerare costoro miei avversari, c'è solo da ridere..."
Ma non è esattamente l'opposto? No? Da insultato divento insultatore se riporto le ingiurie lette sul mio conto?
Non capisco.

Terzo PS: ho letto adesso il commento che Colzani si è fatto postare da un amico (o si è postato, via, è lo stesso). Il linguaggio finto colto da studente di legge al primo anno, usato credo a scopo (!) intimidatorio ("integra la fattispecie prevista e punita...") nasconde in realtà a sua volta frasi diffamatorie con tanto di citazione sulla cacca e (ecco la diffamazione) su mie supposte "marchette giornalistiche" di cui io vivrei. Ma come ci si permette di dire certe cose? Qui siamo in presenza di gente che insulta e diffama e che, alla normale reazione scocciata della vittima, risponde insultando e diffamando.
Pealtro ho probabilmente capito a cosa si riferisce l'invidia: non guardando quasi mai la Tv, e men che meno i quiz, non sapevo che Colzani avesse vinto molto denaro. Forse mi crede invidioso per questo. No, mi spiace, non sono avido, non rincorro i soldi: me li guadagno (Colzani, lo spieghi anche a quel maleducato del suo amico se esiste: le marchette se le tenga per sé).

Qui non c'entra niente Kennedy: questa è ineducazione.
[Modificato da Federico Ferrero 03/10/2007 12:41]
Federico Ferrero