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I tre vagabondi

Ultimo Aggiornamento: 12/07/2005 13:24
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01/04/2004 15:05

Una delle innumerevoli "leggende metropolitane" sul caso Kennedy è quella che riguarda l'esistenza di tre barboni (noti negli Usa come i "Three Tramps"), tre vagabondi che furono arrestati in Dealey Plaza subito dopo gli spari al presidente. Per molti, questi tre erano implicati nella cospirazione.

La questione iniziò quando, davanti alla commissione Warren, il sergente Harkness disse che erano state arrestate alcune persone in prossimità dello scambio ferroviario.
Disse che in particolare c'erano alcuni barboni, che furono arrestati e interrogati. L'attenzione si spostò su tre di questi perché furono fatti sfilare in Dealey Plaza (non per esigenze sceniche, ma perché dovevano raggiungere l'ufficio dello sceriffo).

Eccoli qui:


Una normale procedura (normale se si tiene conto della mostruosità della situazione, una sparatoria sul corteo presidenziale appena avvenuta) divenne, tanto per cambiare, un pretesto per creare una questione 'sospetta', perché i documenti riguardanti l'arresto dei tre sparirono.
Non solo: tutti gli autori e i ricercatori del caso JFK si misero a esaminare le foto notando che l'ultimo di loro, il vecchio, assomigliava a Howard Hunt (agente della CIA);



il primo fu presto identificato come Frank Sturgis (agente del governo cubano)



mentre il secondo fu identificato come Daniel Carswell (o come Frank Sturgis, a seconda dei casi).

L'HSCA cercò di usare un metodo più scientifico di quello "a spanne": fece lavorare degli antropologi forensi dando loro le foto dei tre vagabondi e le foto di cinque dei personaggi più citati come gli uomini riconosciuti in Dealey Plaza (Hunt, Sturgis, Carswell e poi Thomas Vallee e Fred Chrisman).
Questi esperti lavorarono usando la loro scienza (ovvero confrontare l'antropometria dei volti e dei corpi) e furono gli stessi che usarono questo metodo per accertare che l'uomo di cui fu fatta l'autopsia a Bethesda era proprio Kennedy e, soprattutto, per smentire il mito del "doppio Oswald" creato da chi mostrava foto di Oswald asserendo che Lee fosse stato impersonato.
Risultato: Hunt, Sturgis, Carswell e Vallee furono esclusi categoricamente. Non fu escluso Fred Chrisman e fu detto che Chrisman assomigliava molto al terzo uomo, quello vecchio. Tuttavia la questione di Chrisman fu presto risolta: il vero Fred Chrisman, il 22 novembre 1963, stava tenendo una lezione nella sua scuola nell'Oregon. La circostanza fu confermata dal corpo insegnante di quella scuola.

Esaurita la fonte delle identificazioni, se ne aprì un'altra. Si iniziò a dire che i tre erano vestiti troppo bene, che erano falsi barboni. In effetti, mentre il secondo e il terzo erano mal vestiti, il primo barbone sembrava vestito normalmente. Normalmente ma male ugualmente, nel senso che i suoi vestiti (sono parole dell'HSCA) erano semplicemente della sua taglia (diversamente dagli altri due) ma comunque vecchi e consumati.

La bufala dei tre finti barboni (che, magari, erano attentatori) finì (per tutte le persone di buon senso) nel 1989 quando, nel 1989, il Dallas City Council decise di rendere pubblici tutti i documenti della città che avessero a che fare con l'assassinio di Kennedy. Successe che, tra le castaste di fogli, spuntarono i verbali di arresto dei tre uomini.

Il primo si chiamava Harold Doyle.



Il secondo era tale John Forrester Gedney.



Il terzo si chiamava Gus W. Abrams.



Scattò la ricerca ai tre.
Doyle fu trovato piuttosto in fretta:



Abitava a Klamath Falls, nell'Oregon. Ricordava bene il giorno dell'arresto (e come potrebbe essere altrimenti?).

Fu trovato anche Gedney, che abitava in Florida, a Melbourne. Lavorava come agente municipale e aveva nascosto ai suoi concittadini il suo passato di clochard. Riguardo al fatto che i loro vestiti non fossero poi così consumati, risposero che avevano passato la sera precedente in una centro di accoglienza che aveva fornito loro un abbigliamento decente e la possibilità di lavarsi e di rasarsi.

Il terzo, il vecchio Abrams, era ormai morto. Però fu trovata sua sorella, con cui Abrams visse negli ultimi suoi 15 anni, che confermò che suo fratello era un ubriacone e che quando lo vide fotografato sul giornale le prese un colpo.

L'unico motivo per cui la leggenda dei tre barboni è nata è che i tre non si presentarono in tv o in qualche redazione per raccontare la loro storia, lasciando briglia sciolta alla fantasia dei complottisti.

Fine della storia.

[Modificato da Federico Ferrero 01/04/2004 15.06]

Federico Ferrero
Post: 132
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01/04/2004 18:52

Attendiamo... ci sarà certamente qualcuno che ci accuserà di negare l'evidenza!!
Probabilmente tutta questa gente, compresa la sorella di Abrams, vengono terrorizzati tutt'ora dall'FBI.
Post: 218
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03/04/2004 16:19

Certo,ma stiamo scherzando? "ESSI" possono tutto,hanno falsificato le prove.Qualunque testimonianza o evidenza che porti alla conclusione che Oswald sia l unico colpevole,è ovviamente stata manipolata e falsificata.Se il figlio del nipote,di un cugino del cognato del fratello della portiera dello stabile dove abitava uno zio di Zapruder dichiara di aver saputo che Tippit,Ruby e Oswald,si allenavano ogni lunedì a sparare contro la sagoma di una Lincon presidenziale,e chiaccheravano al telefono con un misterioso personaggio da loro chiamato "zio Lyndon",allora è evidente tutto è vero.
carmelo pugliatti
Post: 6
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04/12/2004 16:13

e dopo tutti questi anni l' fbi minaccerebbe ancora?
ma se dicevano che dopo un tot di anni si sarebbe saputo tutto sulla morte del presidente!!!
e' possibile che questa storia non verra' mai raccontata?
io sono stupefatta di quanti segreti ci sono sulla morte del presidente.


Post: 283
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04/12/2004 16:29

Re:

Scritto da: LADYJ. 04/12/2004 16.13
e dopo tutti questi anni l' fbi minaccerebbe ancora?
ma se dicevano che dopo un tot di anni si sarebbe saputo tutto sulla morte del presidente!!!
e' possibile che questa storia non verra' mai raccontata?
io sono stupefatta di quanti segreti ci sono sulla morte del presidente.



Infatti sono soltanto fantasticherie di chi si ostina a negare l evidenza.
carmelo pugliatti
Post: 104
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10/07/2005 16:25

Commenti sui tre vagabondi.
Si può essere oggi d'accordo che la questione dei tre vagabondi si sia risolta, ma non si può affermare che sia sia trattato di una "leggenda metropolitana" e che la sparizione dei verbali del loro arresto fu uno dei soliti pretesti per "creare" una questione "sospetta". Ma quale pretesto? E crearla da parte di chi? Si venne a sapere, con tanto di foto scattate li sul posto, che tre individui NON IDENTIFICATI erano stati arrestati nei pressi della collinetta erbosa dove molti testimoni si dicevano sicuri fosero partiti alcuni colpi in direzione del corteo presidenziale! Era naturale, se non obbligato, sospettare della sparizione di quei verbali e di conseguenza, le leggende metropolitane ed altro sono nate e sono state alimentate da RAGIONEVOLI dubbi, non da paranoie gratutite dei complottisti, a maggior ragione quando ad indagare sulla vicenda fu Jim Garrison che, nel corso della sua indaggine sull'assassinio del Presidente, si trovò davanti a questa ennesima questione non risolta in alcun modo dalla Commissione Warren che, durante gli interrogatori nei confronti dei testimoni Lee Bowers e del sergente D.V.Harkness, non approfondì minimamente la questione dei tre barboni fermati, o meglio, non si preoccupò minimamente di risalire alla loro identificazione, questione al contrario di VITALE importanza in un indaggine riguardante il chiarimento delle circostanze attraverso le queli era avvenuto l'attentato!
Dichiarò Bowers:
" Un gruppo di persone convergeva dall'angolo fra la Elm e la Huston, discendeva la Elm e poi risaliva verso la zona in alto; un altro gruppo numeroso proveniva diagonalmente dall'area triangolare compresa fra la Huston e la Elm, attraversava la Elm e poi veniva in su. Alcuni di loro fecero di tutto per arrivarci. Molti ci riuscirono, così come ovviamente numerosi poliziotti, fra i cinquanta e i cento, nel giro di cinque minuti al massimo ".-(Aggiungo: e questo perchè dalla collinetta non sparò nessuno...)Comunqe...
Ball:"Arrivarono nell'area attorno alla sua torre?"
Bowers:"Esatto. Decisi quindi di isolare l'area (non si capisce quì perchè Bowers decise di fare ciò se nei pressi della collinetta non vi era stato nella di anormale!!!) e di tenere a distanza i treni fino a quando non fossero stati perquisiti, e su almeno un treno vennero fermati alcuni passeggeri."
[...]
Il segente Harkness fu invece interrogato da un altro inacricato della Commissione Warren, David Belin, circa l'arresto di questi del tutto normali e non per niente sospettabili individui!!!
Harkness:"Tornai indietro e sulle prime aiutai lì l'ispettore Sawyer a tenere indierto la folla; poi l'ispettore Sawyer mi incaricò di perquisire alcuni treni merci (non si capisce perchè visto che dalla collinetta o nei pressi di essa non era stato sentito alcun colpo sparato...) che erano stati lasciati fuori dallo scalo e ogni altro in partenza."
Belin:"E poi cosa fece?"
Harkness:" Bene, abbiamo raggiunto un lungo treno merci e abbiamo fatto scendere alcune persone e le abbiamo portate in stazione."
Belin:"Vuole diere dei passeggeri?"
Harkness:"Vagabondi e barboni."
Belin:"Che stavano sul treno merci?"
Harkness:"Si, signore."
Belin:"Poi cosa ha fatto?"
Harkness:"Qesti erano tutti gli ordini ricevuti, perchè loro stavano perquisendo due lunghi treni che stavano partendo, per quanto ne so all'interno dello scalo. C'erano molti poliziotti che lavoravano nella zona in questione (non si capisce perchè tanto dispiegamento di forze se dalla collinetta non aveva sparato nessuno).
Belin:"Lei sa se dunque furono trovate dell persone sospette di ogni genere e natura in quell'area?"
Harkness:"Sì, signore. Abbiamo fatto qualche arresto. Io stesso ho fermato qualcuno."
Belin:"Quelli che prima ha chiamato vagabondi e barboni?"
Harkness:"Sì, signore."
Belin:"Sono stati tutti interrogati?"
Harkness:"Sì, signore, sono stati portati alla stazione ed interrogati."
Belin:"E' stata trovata qualche arma?"
Harkness:"No, che io sappia."
[...]
Belin non chiese mai al sergente Harkness ulteriori dettagli sugli uomini ar­restati, in particolar modo su quello che avesse inteso dire con quel suo «portati alla stazione e interrogati». Né presso l'ufficio dello sceriffo di Dallas né presso il dipartimento di Polizia di Dallas c'era documentazione alcuna del loro arresto. Penso ragionevolmente
che chiunque fosse venuto a conoscenza di questi fatti avrebbe trovato qualcosa di sospetto e strano!
Su questo argomento continua Garrison:
" Nel periodo in cui mi stavo occupando dei sospetti che era­no fuggiti, un consulente di computer di New York, di nome Richard E. Sprague, mi contattò. Sprague aveva raccolto e studiato attentamente molte delle circa cinquecento fotogra­fie e pellicole riprese nella Dealey Plaza il giorno dell'assas­sinio. Era particolarmente impressionato dalle numerose istantanee che mostravano tre uomini fermati allo scalo fer­roviario, dietro la collinetta erbosa, mentre camminavano da­vanti alla polizia armata di fucili.
Analizzando le numerose foto scattate in direzione dell'a­rea della collinetta erbosa, di fronte e sulla destra rispetto al presidente Kennedy, Sprague aveva tracciato il percorso seguito da questi tre uomini per raggiungere il deposito d'au­to vuoto, all'interno dello scalo ferroviario, nel quale erano stati fermati dopo essere fuggiti dalla collinetta. Mi ricorda­vo di questi individui per via della testimonianza del sergente Harkness davanti alla commissione Warren. Quei «barboni e vagabondi», come Harkness li aveva de­scritti, erano stati presi in un deposito auto proprio mentre il treno merci, per puro caso o perché previsto, stava per uscire dallo scalo. Il treno in movimento era stato fermato dall'addetto agli scambi, Lee Bowers, la cui la posizione sul­la torre di controllo alta cinque metri permetteva di seguire la polizia che correva in direzione di quel deposito auto. Stan­do ad Harkness i tre individui sospetti «vennero presi, por­tati alla stazione e interrogati». Eppure di loro non esisteva nessuna registrazione: né nomi, né foto di riconoscimento, né impronte digitali, né test del nitrato. Da qualche parte e a un certo momento, erano stati lasciati liberi dalle autorità di Dallas.
Le foto dei «vagabondi» erano state prese dai fotoreporter William Allen del Dallas Times Herald e Joe Smith del Fort Worth Star, come quelle di sospetti provenienti dal deposito libri fermati per essere interrogati.
Sprague era convinto che queste foto, stranamente mai pubblicate, avrebbero potuto contribuire a chiarire parte dei misteri che circondavano l'assassinio. Se si fossero potuti identificare quei «vagabondi», o quei poliziotti che li stava­no scortando, l'indagine avrebbe potuto prendere anche nuove
direzioni." (Aggiungo io, avvalorare la tesi del complotto o al contrario confutarla, ma la negligenza resta sempre e comunque a carico di chi condusse le indagini prima (polizia di Dallas) e successivamente (Commissione Warren)! Sta principalmente a questi due organi la nascita futura di eventuali equivoci e "leggende metropolitane ", non certo ai complottisti che, anzi, sono stati a torto o a ragione alimentati da tali inconguenze!).
Prosegue Garrison:
" Dissi che volevo delle copie e chiesi a Sprague di inviarme alcune immediatamente. Dovevo andare a New York per comparire nella trasmissione di Jonnhy Carson e questa sarebbe stata per me un'occasione unica per parlare direttamente al pubblico americano della nostra indagine. Volevo
quindi portarmi dietro quelle foto come documentazione. E così Sprague fece in modo di farmele consegnare all'aeroporto di New Orleans.
Quella opportunità di partecipare alla trasmissione televisiva di Carson era il risultato di un interessamento di Mort Sahl. Sahl era uno scrittore satirico molto versatile che ave­va passato un po' di tempo a New Orleans, aiutando la pro­cura in vari modi, ed era molto consapevole dei miei proble­mi di comunicazione con il pubblico tramite il mondo dei me­dia. Persino la conferenza stampa più tradizionale subiva un effetto «traduzione», per cui quello che veniva fuori dai me­dia finiva per non corrispondere quasi mai a quello che io avevo dichiarato. Sahl viveva nel mondo dello spettacolo e aveva accesso a degli ambienti per me irraggiungibili, come lo show di Johnny Carson. Una sera, nel corso di una tra­smissione, la conversazione cadde sull'argomento dell'assas­sinio e della mia indagine. Di punto in bianco, Sahl si rivol­se direttamente agli spettatori e chiese se non ritenevano che Carson avrebbe dovuto invitarmi come ospite del suo show in modo che potessi spiegare il mio punto di vista. La rispo­sta fu così positiva che non lasciò nessuna scelta a Carson e alla sua rete televisiva. Pochi giorni dopo ricevetti un te­legramma d'invito e accettai immediatamente.
Sull'aereo che mi stava portando a New York, aprii il pac­co di fotografie che Sprague mi aveva inviato. Ce n'era una mezza dozzina. Analizzai attentamente le persone presenti nel­le foto. Uno dei tre uomini fermati era di media statura, con spalle larghe, capelli biondicci scompigliati e un mezzo sor­riso sul viso. Gli altri due erano entrambi bassi e non mo­stravano alcuna preoccupazione. Uno di questi due uomini bassi portava un cappello di feltro piuttosto sgualcito, calcato sulla testa all'indietro, e in questo modo si poteva notare che i capelli ai lati erano tagliati accuratamente.
Questo dettaglio mi fece sorgere qualche interrogativo. Per quanto ne sapevo, i vagabondi e i barboni che un tempo era­no soliti viaggiare sui treni merci portavano una capigliatu­ra lunga e poco curata, il che non era altro che una conse­guenza della loro vita di girovaghi. Però uno di questi uomini aveva capelli corti e tagliati di recente. E un ingrandimento della foto non lasciava alcun dubbio che si fosse anche fat­to la barba.
I tre uomini avevano delle vesti trasandate, ma sembrava­no essere abbastanza puliti. E, mentre i vagabondi solitamente hanno delle suole delle scarpe sottili e logore a causa delle condizioni economiche precarie, quelle di costoro, per come apparivano nelle foto, non erano affatto malridotte.
Alcuni particolari facevano sorgere dei dubbi anche riguar­do ai poliziotti. Prima di tutto gli uomini fermati non erano ammanettati. Questo era strano. Per dei reati molto meno gravi dell'assassinio di un presidente, ogni giorno i poliziot­ti ammanettavano qualcuno. Di certo, se quegli uomini veni­vano considerati abbastanza pericolosi da essere portati via sotto scorta armata, avrebbero dovuto anche avere le manet­te. Eppure, per una qualche ragione, ai sospetti delle foto ve­nivano risparmiate le abituali misure che vengono prese nei confronti di persone catturate mentre sono in fuga dalla sce­na di un delitto.
Un altro fatto curioso era che i poliziotti delle foto non impugnavano le armi nel modo consueto. Ognuno lo faceva al­la sua maniera, casualmente, come se stesse andando a cac­cia di uccelli. E c'era anche il fatto strano che i pantaloni di uno dei poliziotti non sembravano essere della sua misura. Presumevo che anche il dipartimento di polizia di Dallas usasse un certo criterio per le uniformi, ma quel poliziotto non sembrava proprio averne una che corrispondesse a un qualche criterio.
Infine c'era un elemento che riguardava il poliziotto che camminava davanti, quello che doveva essere al comando del­la squadra che stava operando il fermo. Un uomo alto e ma­turo che portava un auricolare radioricevente in miniatura, un apparecchio in plastica delle dimensioni di un centimetro per mezzo centimetro. Sapevo che nel 1963 la maggior parte del­le agenzie d'intelligence possedeva questi apparecchi, ma non mi risultava che fosse così anche per le forze di polizia locali. Tutti questi dettagli messi assieme mi portavano a chieder­mi non solo se quei vagabondi fossero dei veri vagabondi, ma mche se quegli uomini in uniforme con i fucili fossero effettivamente degli agenti della polizia di Dallas. Il fatto di sapere che gli individui sospetti erano stati rilasciati senza che venisse registrato il loro fermo naturalmente non mi rassicurava su nessuno di questi due punti. Non ero sicuro se questo significasse che nella polizia di Dallas si erano insinuati degli infiltrati, oppure che i suoi agenti erano stati «impersonati» o tutte due le cose. Quello di cui ero certo era quel gran numero di individui sospetti scomparsi misteriosamente, senza lasciare una traccia; le im­magini che Sprague mi aveva inviato potevano però aiutar­mi a provare questo fatto al popolo americano. Rimettendo nella mia borsa le foto di quegli uomini fermati, decisi che chiunque avesse seguito lo show di Johnny Carson la sera se­guente avrebbe avuto modo di vederle.

Di conseguenza, tutte le argomentazioni di Garrison erano del tutto plausibili ai tempi dei fatti.

Con simpatia
Kilos15
Post: 892
Registrato il: 18/11/2002
Veterano
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12/07/2005 13:24

Sì, ha detto bene Lei, "all'epoca dei fatti". Oggi non più. L'argomento è chiuso definitivamente.DV
Diego Verdegiglio
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