Scritto da: edantes 27/04/2006 23.44
Il fatto strano è che i proiettili ritrovati sulla macchina erano gli stessi utilizzati da Gladio, ovvero forze armate non convenzionali. Questo è un fatto indiscutibile.
Immagino che si riferisca all'auto di Moro in via Fani."In via Fani le armi usate sono disparate: una Smith & Wesson calibro 9 parabellum (8 colpi), una Beretta 52 calibro 7,65 (4 colpi), una pistola mitragliatrice calibro 9 parabellum, una Tz 45 (5 colpi),una Beretta M12 (3 colpi), un Fna o uno Stern (49 colpi).Alcune sono armi decisamente "convenzionali",altre sono armi da guerra probabilmente rubate in depositi militari o reperite sul mercato clandestino .Ponendo il caso che anche Gladio detenesse armi dello stesso modello,sinceramente stabilire un collegamento mi sembra piuttosto forzato.Che Moro sia stato rapito ed ucciso dalle BR è ormai un dato storico acquisito,che poi vi siano state convergenze tra settori non interessati a salvarlo è probabile.Questo non vuol dire che nella faccenda non vi siano punti oscuri,tutt'altro:"GRADOLI
Uno dei capitoli più incredibili di questa vicenda. Pochi giorni dopo il sequestro, in una seduta spiritica a cui partecipano diversi professori universitari di Bologna (tra cui anche Romano Prodi), il fantasma di Giorgio La Pira avrebbe indicato che Moro era prigioniero a “Gradoli”. Quasi sicuramente, la seduta spiritica era la copertura di una soffiata proveniente dall’area della sinistra extraparlamentare di Bologna. Le forze dell’ordine mettono sottosopra Gradoli, piccolo centro in provincia di Viterbo, senza trovare nulla.
E invece il 18 aprile una perdita d’acqua un po’ strana (la cornetta della doccia è bloccata verso il muro in modo da provocare un’infiltrazione), fa scoprire un covo delle Br in via Gradoli a Roma. E’ la casa in cui va a dormire Moretti e una delle basi più importanti dei brigatisti. La scoperta avviene praticamente in diretta tv. I brigatisti sanno dell'accaduto dai mass media e si guardano bene dal rimettere piedi in via Gradoli". INTERROGATORI
Le Br affermano che era Mario Moretti a interrogare Moro. Il leader brigatista – latitante e ricercato - si sarebbe perciò spostato con i mezzi pubblici da via Gradoli (zona Cassia) a via Montalcini (zona Magliana) tutti i giorni. Un percorso enorme e rischioso.
In uno dei primi comunicati, le Br affermano che il “prigioniero sta collaborando”, rivelando cose interessanti. I sequestratori si preoccupano anche di dire che “nulla verrà nascosto alle masse”. E in effetti, come si saprà poi, Moro svela ai brigatisti diversi segreti di Stato, dall’esistenza di Gladio, la struttura segreta della Nato, ai finanziamenti illeciti ricevuti dalla Dc.
E invece, a sequestro concluso, le Br dicono che Moro non ha detto nulla di interessante e che i documenti saranno pubblicati attraverso la rete “clandestina proletaria”.
In realtà, il cosiddetto “memoriale Moro” è una bomba a orologeria. Le carte sono trovate in due fasi successive. Nell’ottobre del 1978 nell’appartamento-covo di via Montenevoso a Milano viene trovata una parte delle carte. Mancano quelle più scottanti, che saranno trovate nello stesso appartamento solo 12 anni dopo, nell’ottobre del 1990, dietro a un pannello. A Guerra Fredda ormai finita, la scoperta dell’esistenza di Gladio provoca un vero terremoto politico. KGB
Nel novembre 1977 Sergej Sokolov, borsista presso la facoltà di Legge dell’Università La Sapienza di Roma, avvicina Moro per chiedergli se può frequentare le sue lezioni. Moro accetta, ma col passare delle settimane è insospettito dalle domande sempre più indiscrete che Sokolov fa ai suoi assistenti circa l’auto e la scorta. Nel 1999, in seguito alla pubblicazione del dossier Mitrokhin, si verrà a sapere che in realtà quello “strano studente” è il capo delle operazioni speciali del KGB in Italia. Sokolov incontra l’ultima volta Moro la mattina del 15 marzo. Da allora nessuno lo incontra più. Sempre grazie al dossier Mitrokhin si è appreso un altro tassello: nel maggio 1979 i brigatisti Valerio Morucci e Adriana Faranda, due delle menti del sequestro Moro, vengono arrestati nell’appartamento di Giuliana Conforto a Roma. Giuliana è figlia di Giorgio Conforto, nome in codice “Dario”, capo rete dei servizi strategici del Patto di Varsavia e dunque uomo del KGB durante il sequestro Moro. QUANTI?
Quanti erano i brigatisti a via Fani? Quante sono state le prigioni di Moro? Due interrogativi che racchiudono molti dei misteri del caso.RENAULT 4
L’immagine del cadavere di Moro nel bagagliaio della Renault rossa in via Caetani rimane una delle immagini più tragiche della storia italiana recente. Misteri anche sull’atto conclusivo della tragedia: le Br sostengono che Moro venne ucciso a Via Montalcini alle sei del mattino e poi trasportato cadavere in via Caetani. Ma l’autopsia rivela che Moro è stato ucciso a non più di 50 metri da dove viene ritrovato e che sopravvisse quasi 15 minuti alle raffiche di mitra. Sui suoi vestiti e sui pneumatici dell’auto viene inoltre trovata sabbia di mare. I brigatisti sostengono che si trattò di un espediente per confondere le acque. HYPERION
Ufficialmente una scuola di lingue a Parigi. Molto probabilmente una sorta di centrale internazionale del terrorismo di sinistra. Hyperion apre una sede a Roma ai primi di marzo del 1978 e la chiude pochi giorni dopo il ritrovamento del cadavere di Moro. E adesso forse è meglio tornare al tema del forum,ossia a Kennedy,altrimenti il buon Federico Ferrero avrà ottime ragioni per tirarci le orecchie.