L'autopsia rivelò ferite incompatibili con la colpevolezza di Oswald? No. Nonostante alcune incresciose lacune nell'autopsia condotta sul corpo del Presidente, infatti, la questione della ferita alla schiena penetrata solo di qualche centimetro è il risultato dell'ignoranza della scienza medica forense. Chi sostiene questa ipotesi vorrebbe Kennedy colpito da dietro alla schiena e da davanti alla gola e afferma (peraltro senza prove) che la ferita alla schiena penetrò solo di qualche centimetro e non uscì affatto dalla gola.
Come è stato chiarito anche dall'équipe di esperti dell'HSCA alla fine degli anni '70, il problema nell'esaminare la ferita alla schiena del Presidente era dovuto al fatto che, cambiando postura (egli ricevette infatti la ferita da seduto ma fu esaminato da coricato) era più che probabile che i tessuti del corpo avessero cambiato leggermente posizione tra loro (in particolare la spalla, il braccio, i muscoli interessati della zona): questo, unito ai primi segni di un precoce rigor mortis di JFK, rese difficile inserire lo specillo per seguire il percorso della ferita stessa nel corso dell'esame autoptico. Ogni patologo forense sa bene che, in questi casi, se si forza con la sonda nei tessuti c'è il rischio di creare un "falso passaggio" ed è quindi meglio lasciar perdere.
Gli agenti dell'FBI che, già durante l'autopsia, indagano sulla morte del Presidente, non erano patologi e ignoravano questo fatto: i tre presenti nella sala autoptica della base navale di Bethesda si chiamavano James Sibert, Francis O' Neill e Robert Gemberling. L'esame autoptico fu condotto da due anatomopatologi militari, James Humes e J. Thornton Boswell (un sunto dell'autopsia è disponibile qui
http://www.johnkennedy.it/autopsia.htm ). I due non avevano alcuna esperienza di ferite da arma da fuoco, mentre ne aveva da vendere il colonnello Pierre A. Finck, che prese parte all'esame del corpo del Presidente. I tre agenti annotarono e riferirono che la ferita alla spalla "non aveva esito" e questa svista verrà spesso usata per accusare la Commissione Warren di disonestà, per aver dolosamente ignorato una "prova" del complotto.
In realtà non c'è un solo elemento di riscontro, o anche solo un indizio, che faccia pensare che un proiettile sia penetrato di poco nella schiena e stato lasciato nel corpo del Presidente: la lastra ai raggi X del busto di Kennedy non mostra infatti alcun proiettile conficcato nella parte alta della schiena e, anzi c'è la probabile zona di passaggio del proiettile dal punto di entrata a quello di uscita, situato sotto il pomo di Adamo.
Le prove fotografiche rendono pertanto del tutto plausibile che un proiettile sia entrato nella parte superiore destra della spalla di Kennedy e che uscì frontalmente, perforando la trachea, seguendo quindi una traiettoria rettilinea e angolazione verso il basso. Non ci sono evidenze né di colpi sparati da altre direzioni, né di colpi penetrati parzialmente nella schiena (anche perché, in questo caso, servirebbe una spiagazione scientificamente accettabile: se un colpo entra in un muscolo e si ferma dopo qualche centimetro deve essere successo qualcosa: deve aver incontrato un ostacolo che l'ha fermato, ma che non l'ha distrutto).