Il Forum di johnkennedy.it Il forum sull'assassinio di John Fitzgerald Kennedy

Sul "Corriere della Sera" ancora Sergio Romano su JFK.

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    00 14/04/2006 15:27
    E' il segno che ci sapeva fare, il "cattolico" Kennedy. Comunque anche in Italia personaggi di spessore e carisma ne possiamo trovare tra i politici: valga x tutti l'esempio di Berlusconi o anche Fini. Ci sono poi i più combattivi (tipo p.es. Bertinotti). Forse nessuno vale un JFK...
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    roteoctober
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    00 21/04/2006 12:03
    Ritengo che nella discussione sulla grandezza o importanza storica di JFK si sia sempre troppo sottovalutata la sua gestione della Crisi dei Missili di Cuba: se fosse stata diversa forse su Kennedy si sarebbe scritto più che su Cesare o Napoleone, ammesso che ci fosse ancora qualcuno per scrivere.
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    !presidente!
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    00 21/04/2006 13:48
    La gestione della crisi dei missili a cuba è un nodo cruciale nella politica estera Kennediana. Difficile dire se lui poteva fare diversamente: non si poteva mica rischiare una guerra nucleare...
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    00 22/04/2006 09:08
    Probabilmente nella gestione della crisi dei missili, Kennedy fece soltanto quello che poteva fare: anzi, secondo me, la condusse ad alto livello, anche se la mancata invasione di Cuba creò disaccordi tra lui e i militari USA.
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    roteoctober
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    00 24/04/2006 15:13
    Certo che fu una gestione di alto livello:evitò una guerra nucleare, ma non sono d'accordo che questo fu "automatico": un confronto con il luglio 1914 è sempre molto interessante, anche allora nessuno credeva veramente (dopo Sarajevo) che si sarebbe scatenato un conflitto generale per un semplice incidente.
    In sintesi ritengo che la "grandezza" di Kennedy è visibile proprio nella gestione della Crisi dei Missili, anche se, purtroppo, evitare una guerra non ti assicura tante pagine sui libri di storia quanto scatenarne una.
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    Post: 179
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    00 24/04/2006 16:56
    a JFk tante pagine di storia sono anche state dedicate xchè è stato ucciso....
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    Stefano F.
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    00 24/04/2006 18:24
    E per dirla tutta, qualcuno si è chiesto quanta parte ha avuto nella decisione dell'URSS di installare i missilia Cuba la politica della corsa agli armamenti nucleari dell'amministrazione Kennedy.
    Stefano
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    carmelo pugliatti
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    00 25/04/2006 02:37
    Re:

    Scritto da: Stefano F. 24/04/2006 18.24
    E per dirla tutta, qualcuno si è chiesto quanta parte ha avuto nella decisione dell'URSS di installare i missilia Cuba la politica della corsa agli armamenti nucleari dell'amministrazione Kennedy.

    Molta parte.Inizialmente Krusciov non stimava Kennedy,lo considerava come poco esperto ed indeciso.Probabilmente se al posto di JFK ci fosse stato Nixon (che Krusciov temeva)i Russi non avrebbero mai corso il rischio.Fu soltanto dopo la partita di Ottobre,quando i nervi d'acciaio di Kennedy piegarono i Sovietici che dal Cremlino si iniziò a guardare il giovane Presidente con occhi nuovi.Parallelamente al "mito" di Kennedy, esiste un "mito" di Nikita krusciov premier illuminato e precursore di Gorbaciov.Al contrario krusciov,malgrado l'apparenza bonaria,era un personaggio imprevedibile,uno spericolato giocatore di poker,incline ad avventuristiche e pericolosissime prove di forza con l'Occidente.La sua politica su Berlino e su Cuba spinse più volte il mondo vicinissimo alla guerra (che egli in realtà non volesse realmente un conflitto è un altro discorso).La dura lezione subita nell'Ottobre 1962 mise in moto l'inesorabile meccanismo che avrebbe portato due anni più tardi alla sua defenestrazione.Paradossalmente senza Krusciov il mondo fu un posto più sicuro.
    carmelo pugliatti
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    carmelo pugliatti
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    00 25/04/2006 02:46
    Re:

    Scritto da: roteoctober 24/04/2006 15.13
    Certo che fu una gestione di alto livello:evitò una guerra nucleare, ma non sono d'accordo che questo fu "automatico": un confronto con il luglio 1914 è sempre molto interessante, anche allora nessuno credeva veramente (dopo Sarajevo) che si sarebbe scatenato un conflitto generale per un semplice incidente.
    In sintesi ritengo che la "grandezza" di Kennedy è visibile proprio nella gestione della Crisi dei Missili, anche se, purtroppo, evitare una guerra non ti assicura tante pagine sui libri di storia quanto scatenarne una.

    Il confronto con il 1914 era ossessivamente presente nelle menti di tutti i politici dell'epoca (per lo meno quelli Occidentali).Uno dei libri preferiti di Kennedy era "i cannoni di Agosto",sull'inesorabile e sciagurato meccanismo che mise in moto la prima guerra mondiale.In realtà ,grazie a nuovi documenti storici recentemente emersi,oggi sappiamo che non vi fu nulla di casuale nell'inizio di quel conflitto,e che gli Austrotedeschi (sopratutto i tedeschi)presero a pretesto la morte dell'impopolare e assai poco rimpianto Arciduca Francesco Ferdinando per scatenare una guerra preventiva contro le potenze dell'Intesa (Francia,Russia,Inghilterra).

    [Modificato da carmelo pugliatti 25/04/2006 2.47]

    carmelo pugliatti
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    roteoctober
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    00 25/04/2006 21:53
    Ha dei riferimenti bibliografici circa le nuove fonti che accusano di "premeditazione" le Potenze Centrali?
    Io mi sono effettivamente formato su opere di qualche anno fa: la Tuchman senz'altro, ma anche diversi altri che però più o meno orbitano tra gli anni '50 e '60.
    Mi scuso se la cosa è un po' off-topic, ma mi interessa moltissimo, anche perchè voglio veramente capire quanta e quale "premeditazione" viene attribuita: per una guerra europea o per un semplice aggiustamento di confini?
    Dopo tutto persino Hitler nel 1939 non pensava di scatenare una guerra mondiale attaccando la Polonia: credeva che Francia ed Inghilterra si sarebbero tirate indietro ancora una volta (anche qui le opinioni non sono concordi, ma è materia sulla quale sono più ferrato).
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    carmelo pugliatti
    Post: 967
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    00 25/04/2006 22:14
    Per premeditazione naturamente non ci si riferisce all'attentato di Sarajevo,ma alla inesorabile volontà di gruppi dirigenti dell' impero Tedesco e di quello Asburgico di sfruttare quell'episodio per sferrare il primo e decisivo colpo di un conflitto considerato (a torto) prima o poi inevitabile.Nei quasi due mesi tra l'attentato e l'inizio delle ostilità ogni tentativo di mediazione,di conciliazione,di negoziato fu scientemente sabotato.Lo stesso Kaiser Guglielmo fu ingannato e disinformato (e lo stesso avvenne con l'Imperatore Francesco Giuseppe e l'erede al trono Carlo).Gli stessi ristretti gruppi dirigenti avevano già tentato in altre occasioni di dar fuoco alle polveri di una guerra Europea,ma senza successo.La vicenda è magnificamente ricostruita nel recente ed imperdibile "L'ultima estate dell'Europa",di David Fromkin (collezione storica Garzanti,Euro 25).
    carmelo pugliatti
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    roteoctober
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    00 26/04/2006 19:11
    Grazie per la referenza, non mancherò di acquistare e leggere, anche se ora che mi parla di gruppi dirigenti al di sotto dei regnanti mi viene in mente che qualcosa del genere l'avevo già sentito (anche se in forma dubitativa).
    Tornando a JFK e la Crisi dei Missili, anche in quel caso hanno probabilmente agito forze con un'agenda diversa, ma l'esecutivo (ed i due Kennedy in particolare) ha resistito e mantenuto l'ultima parola, incomparabilmente meglio delle debolezze (non solo derivanti da inganno) del kaiser Guglielmo, che mi erano già note.
    Kennedy tenne bene sotto controllo i militari (tutti sicuramente leali, ma alcuni con una propria visione della cosa giusta da farsi), mentre Guglielmo non ebbe la forza proprio (al di là delle informazioni che riceveva) di opporsi allo Stato Maggiore.
    Ma se non sbaglio è proprio ne "I cannoni di Agosto" che ho letto che addirittura rinunciò (Guglielmo) ad una dilazione per un'ulteriore mediazione o qualcosa del genere solo perchè Moltke gli disse che le tabelle orarie dei treni erano già fissate e non si potevano cambiare!
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    carmelo pugliatti
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    00 26/04/2006 22:58
    Nel lavoro di Fromkin "i cannoni di Agosto" sono citati più volte.Rispetto a quel magnifico libro (scritto alla fine degli anni 50,se non sbaglio)in questi ultimi decenni molto è saltato fuori dagli archivi.Sopratutto è venuta meno la concezione di un inevitabile automatismo,di un meccanismo che una volta messo in moto non poteva essere arrestato.In un certo qual modo il generale Curtis Le May,il "superfalco" della crisi dei missili,ragionava allo stesso modo del ristretto gruppo dirigente tedesco del 1914:"un conflitto è inevitabile,tanto vale combattere quando le proporzioni di forza sono ancora a nostro favore".Kennedy grazie al cielo non era l'imperatore Guglielmo.Bisogna tuttavia tener conto che l'esperienza accumulata dolorosamente dal 1914 in poi aveva reso più difficile ai vari generali Le May farsi ascoltare ,e questo sia da una parte che dall'altra della cortina di ferro.Probabilmente anche un Johnson,un Nixon o un Rockefeller si sarebbero comportati allo stesso modo di Kennedy,con quella posta in gioco.Certamente però nessuno avrebbe saputo condurre la partita in modo tanto magistrale come John F.Kennedy, uno dei migliori Presidenti degli Stati Uniti nel campo della politica estera.

    [Modificato da carmelo pugliatti 26/04/2006 23.01]

    carmelo pugliatti
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    Post: 180
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    00 27/04/2006 13:40
    I complottisti dicono che proprio questa politica estera "accomodante" di JFK l'abbia portato alla morte. Tesi ultrasmentita, vista l'impresa di Oswald, ma certo Kennedy era un pochino progressista x l'epoca in cui è stato presidente...
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    carmelo pugliatti
    Post: 972
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    00 27/04/2006 16:52
    Beh,propio accomodante....I Russi ritirarono i missili a Cuba,ed in cambio mesi dopo gli Americani smantellarono i missili Juppiter in Turchia.Ma gli Juppiter erano ormai obsoleti ed inutili ,perchè nel frattempo sostituiti dai Polaris basati sui sottomarini.Vi fu l'assicurazione (mantenuta dai tutti i suoi successori) a non invadere Cuba,ma i tentativi di assassinare Castro ripresero con più vigore di prima,e furono fermati soltanto da Johnson.Intanto a Mosca,realizzata la cocente sconfitta, iniziò il conto alla rovescia per la defenestrazione di Krusciov.In realtà uno dei maggiori problemi per Kennedy (come per Johnson) era propio questo essere percepito come più "progressista" di un Repubblicano.Richard Nixon,che non aveva questo handicap godeva di un margine di manovra infinitamente più ampio.Poteva "aprire" alla Cina comunista,iniziare la distenzione e trattare il disarmo con l'URSS,ritirare le truppe Americane dal Vietnam senza una reale contropartita,Kennedy e Johnson questo non potevano farlo.Fu propio a causa di ciò che LBJ rimase impantanato nel Vietnam.Paradossalmente propio il timore di passare per "progressista" imponeva a John Kennedy di esserlo molto poco.La sua retorica,il suo fascino personale e la sua intelligenza supplivano,dal punto di vista dell'immagine" a questa necessità politica.Non così per Lyndon Johnson che,ironia della sorte,era,almeno in politica interna,molto più progressista di JFK.
    carmelo pugliatti
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    Post: 183
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    00 28/04/2006 15:21
    Comunque, dichiarare all'inizio degli anni '60 che ci si trovava alle soglie di una nuova frontiera era coraggioso. Molti cambiamenti importanti si son verificati qualche anno dopo, a dir la verità, ma la "nuova frontiera" stava comunque nascendo. In ogni caso, sostanzialmente, JFK non fu proprio tenerissimo, in alcune situazioni.
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    carmelo pugliatti
    Post: 978
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    00 28/04/2006 16:10
    Si era coraggioso ed entusiasmante.Oggi la fine degli anni 50 è considerata come un paradiso perduto,ma all'epoca gli ultimi anni di Eisenhower erano percepiti come un periodo sonnacchioso in cui il comunismo stava guadagnando terreno su tutti i fronti (cuba,conquista dello spazio),E Krusciov col sorriso sulle labbra diceva agli Americani "vi seppelliremo".Kennedy portò una straordinaria iniezione di energia,vigore e forza.
    carmelo pugliatti
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    roteoctober
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    00 28/08/2006 14:22
    Re:

    Scritto da: carmelo pugliatti 25/04/2006 22.14
    Per premeditazione naturamente non ci si riferisce all'attentato di Sarajevo,ma alla inesorabile volontà di gruppi dirigenti dell' impero Tedesco e di quello Asburgico di sfruttare quell'episodio per sferrare il primo e decisivo colpo di un conflitto considerato (a torto) prima o poi inevitabile.Nei quasi due mesi tra l'attentato e l'inizio delle ostilità ogni tentativo di mediazione,di conciliazione,di negoziato fu scientemente sabotato.Lo stesso Kaiser Guglielmo fu ingannato e disinformato (e lo stesso avvenne con l'Imperatore Francesco Giuseppe e l'erede al trono Carlo).Gli stessi ristretti gruppi dirigenti avevano già tentato in altre occasioni di dar fuoco alle polveri di una guerra Europea,ma senza successo.La vicenda è magnificamente ricostruita nel recente ed imperdibile "L'ultima estate dell'Europa",di David Fromkin (collezione storica Garzanti,Euro 25).




    Torno su questo argomento che è senz'altro oof-topic ma solo per dimostrare che ho fatto i compiti: ho letto "Europe's Last Summer" (pure in edizione originale) e certo il senso dell'opera è quello da lei anticipato.

    Tuttavia mi sono letto anche "The Outbreak of the First World War" di Hew Strachan (che sulla WWI è autore di molti titoli nonchè professore di storia militare a Oxford), che è un'opera di poco precedente a quella di Fromkin e che invece ribadisce sostanzialmente (e lo dice esplicitamente) la visione "classica".

    Certo ci sono cose che l'uno e l'altro affermano in senso opposto senza dirette "documentazioni": per esempio "la vacanza" dei generali tedeschi a luglio, per Strachan fu vera vacanza che dimostra l'assenza di premeditazione, per Fromkin una finta vacanza durante la quale "i congiurati" si tennero in contatto.

    Poi ancora Strachan minimizza esplicitamente il ruolo di Moltke dicendo che nella crisi di luglio non ebbe ruolo, mentre anche Fromkin tira bordate quando afferma che non esisteva "un piano Schieffen".

    Insomma mi pare che senza dubbio si sia sviluppata una visione "revisionista" (a quanto pare nata negli anni '60 ad opera dello storico tedesco Fischer), ma non è che sia quella oggi unanimemente accettata.

    Scusate ancora per l'off topic ma è un argomento talmente affascinante da meritare una breve digressione, ed è sempre così difficile trovare qualcuno con cui parlarne.

    Saluti
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